L’ultima fatica di Melody’s Echo Chamber (pseudonimo scelto dalla cantante e musicista francese Melody Prochet) porta il nome di Bon Voyage.
Una pubblicazione attesa da tempo dai fan, rimandata in seguito al serio incidente che ha coinvolto Melody, che ha ulteriormente alimentato l’attesa e la curiosità sulla nuova opera dell’artista d’oltralpe.
A distanza di oltre un anno dalla data fissata inizialmente per il rilascio, il nuovo album di Melody’s Echo Chamber ha finalmente visto la luce il 15 giugno 2018, per Domino Records e Fat Possum Records.
Ad accompagnarla in questo “viaggio” anche alcuni amici come Gustav Esjtes, Reine Fiske e Johan Holmegaard dei Dungen, Fredrik Swahn (The Amazing) e Nicholas Allbrook (Pond). L’unione tra Prochet e gli artisti svedesi e australiani ha dato vita a un album in cui gli stessi musicisti si sono messi alla prova con strumenti diversi, il cui risultato è un mix di sonorità sperimentali ma soprattutto psichedeliche, accompagnate dalla voce di Melody Prochet che per l’occasione si è cimentata anche nelle vesti di batterista, con risultati decisamente interessanti.
Ad aprire il viaggio è Cross My Heart che getta le basi dell’intera struttura dell’album: un continuo susseguirsi di momenti musicali diversi tra loro e testi che passano dall’inglese al francese (anche in svedese in un paio di occasioni), il tutto in maniera repentina, anche nell’arco della stessa canzone. Uno schema che fa capolino più volte in quasi tutte le sette tracce, non senza qualche piacevole eccezione. Desert Horse è l’esempio perfetto di questo continuo cambiare le carte in tavola, sotto ogni punto di vista: la mescolanza di suoni, pur dando sfogo alla psichedelia più estrema, finisce con l’essere troppo rumoroso.
Capita poi di imbattersi in Var Har Du Vart, un incredibile brano cantato in svedese (scritto da Gustav Ejstes, leader e frontman dei Dungen) ma dall’anima dannatamente sudamericana, dove il solitario accompagnamento di una chitarra trasforma il tutto in una samba dal retrogusto svedese. L’unica nota stonata non riguarda tanto le sperimentazioni eseguite dalla cantante insieme ad altri artisti che hanno preso parte all’album, quanto le innumerevoli deviazioni presenti durante il “viaggio musicale” intrapreso dalla cantautrice francese. Un vizio di forma che non va visto per forza come un difetto, ben consapevoli della psichedelica follia che contraddistingue le composizioni: appunto, degli esperimenti musicali a 360 gradi.
Curiosi in tal senso i due brani successivi Quand Les Larmes D’un Ange Font Danser La Neige e Visions of Someone Special, On a Wall of Reflections, i cui titoli la dicono “lunga” sul loro contenuto, salvo poi essere cantati in lingue diverse dal titolo di origine. Il primo infatti ha di francese solo il titolo e i primi due versi, per poi abbandonarsi a suoni meno sperimentali ma più classici (voce, chitarra e batteria). L’altro invece, a discapito del titolo, non solo è cantato in francese ma vive di momenti musicali diversi, con tanto di ipnotizzanti melodie orientali; un déjà-vu di suoni che sembra ripetersi all’infinito. Entrambi carichi di magia e con uno stile gainsbourgiano da romance française che risalta l’incantevole e soave voce di Melody Prochet.
L’avventura di Bon Voyage si chiude con Shirim, singolo rilasciato addirittura nel 2014, dove ritornano sonorità più cariche da dream-pop a cui la cantautrice francese ci aveva abituati. Peccato per la mancanza di un filo conduttore a far da collante tra le sette tracce che compongono Bon Voyage e qualche breve momento musicalmente fuori luogo, spesso con sonorità fin troppo rumorose.
Dall’altra parte Melody Prochet si dimostra tanto visionaria quanto abile nel mettere insieme idiomi, suoni e testi così diversi tra loro ma che hanno un loro perché nell’universo musicale della cantautrice francese. E alla fine di questo intenso viaggio psichedelico si può tranquillamente affermare che Melody’s Echo Chamber e i suoi compagni d’avventura abbiano finalmente trovato l’ispirazione e la creatività di cui avevano bisogno, riversandola in un ottimo e coloratissimo album.
Articolo del
20/06/2018 -
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