Nasce da una solitudine catartica e all’insegna della chiara influenza beatlesiana condita con un pizzico di Bon Iver e Father John Misty, il terzo album di Rayland Baxter, Wide Awake, che con questo progetto alt-country combina in modo interessante il rock ad elementi pop. La parola d'ordine qui è "honky-tonk”, che denota il sound di un artista che non può essere relegato all’interno di una scatola da una semplice definizione fatta di un paio di baffi funky e canzonette divertenti.
Per i fan di lunga data del cantante nativo del Tennessee infatti, Wide Awake, è ancora più astratto e incredibile, definito da alcuni un piccolo capolavoro se paragonato ai due lavori precedenti. Presentando la sua musica pulita, ma con quel pizzico di sfacciataggine che non guasta mai, Rayland abbraccia le sue radici popolari e, delle cinquanta canzoni scritte in totale isolamento, di cui solo dieci realizzate per questo disco.
"Siamo tutti influenzati dal sole, dalla luna, dai Beatles e dai Rolling Stones” dice Baxter, sottolineando che il suo primo album all'età di 6 anni è stato Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, cui non manca di far riferimento nel brano “79 Shiny Revolvers”, che ricorda vagamente Happiness Is a Warm Gun soprattutto per la voce fuori campo, condividendo persino lo scetticismo presente in Revolution mentre canta: “You really wanna save the world man? Well, I wanna save it too, we could blow 'em away”.
“Strange American Dream”, brano di apertura, ammicca ad un'estetica spensierata dal mood rilassato. I cori, i testi e i suoni delle chitarre risultano più lussuosi ed intensi nella romantica “Everything to Me” e nella poetica “Sandra Monica”.
Alcune tracce presentano affascinanti incursioni alla Lumineers come in “Angeline”, il cui numero di stili presenti viene fagocitato da un intro pop contemporaneo con insidiose percussioni e voci impregnate di riverbero, che sposano il pianoforte honky-tonk del ritornello shakerato in stile vaudeville. “Amelia Baker” invece è un pezzo che verso la fine risulta un po’ monotono per via delle continue ripetizioni, ma il ritmo di chitarre consente alla voce di Baxter di tagliare il mixaggio con brillantezza dandoci la sensazione di partecipare ad uno di quei balli country-rock tanto famosi in Tennessee.
L'incantevole ballata “Without Me” è sicuramente una delle perle presenti in Wide Awake, dove gli arpeggi di chitarra acustica si mescolano alle emozioni che via via si fanno sempre più intense fino a predominare.
Le melodie brillano sull’originale “”Hey Larocco”, brano ‘bagnato dal sole’ con una bella linea di basso ritmata in supporto a chitarre e archi persistenti. Qui Baxter racconta lo stravagante incontro avuto con l'ex campione di motociclismo Mike Larocco e lo fa ovviamente con l’umorismo che lo contraddistingue. Nell’autoironico “Casanova il cantante americano, ritrae un uomo romantico senza speranza che con un groove accattivante dal ritmo sincopato canta: “Back to the hole that I came from, and I don't ever wanna go back”. L'album chiude con il fantastico “Let It All Go, Man”, brano dolce ma non stucchevole, delicato ma non leggero, calmo senza però risultare noioso.
Con il suo fascino rilassato, la sua verve e la sua schiettezza, Baxter ha dimostrato il suo acume nel confezionare un pacchetto davvero accattivante e, laddove Imaginary Man (2015) era riuscito con fatica a separare gli stili moderni da un’ estetica più grezza, Wide Awake consacra l’artista si meritevole di averci regalato un disco pop contemporaneo e rinfrescante, unico nel suo genere; insomma, una delizia assoluta
Articolo del
16/08/2018 -
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