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Maru
Zero Glitter
27/11/2018
Bravo Dischi
di
Riccardo Rossi
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Ascoltarsi e saper raccontare con voce sincera i tumulti del pensiero che vagano all'interno di noi stessi è una delle cose più difficili. Nel passare dei giorni, nei sussurri del vento che viaggiano vorticando tra una stagione e l'altra, lì si nascondono i granelli delle nostre esperienze, di quelle relazioni che trascinano i nostri pensieri da un luogo all'altro. In Zero Glitter, Maru, ovvero Maria Barucco, apre l'uscio di quel luogo che è l'alcova della sua anima, raccontandosi in 8 brani che riescono in appena 23 minuti ad essere uno sguardo soffuso ad un cuore in tumulto, un affresco musicale che tocca temi quotidiani con quella malinconia del giorno dopo, come un ricordo che torna alla mente soffermandosi su di un tramonto d'inverno. La sua voce ricopre di esperienza vissuta semplici parole, definendo ad ogni ascolto nuovi riflessi dell'amore, in un gioco di specchi in cui ciascuno può guardare il proprio vissuto, anche se solo per un secondo.
Soffermandosi sul lato strumentale, Zero Glitter riesce ad usare un connubio efficace tra ukulele ed elettronica amalgamandone le sfumature in egual misura, e lasciando che sia l'ascoltatore a seguirne rapito le danze con la voce di Maru a dirigerne i passi. Si vede la bellezza di uno sguardo d'altrove in brani come "Bordeaux", o nel singolo "Giorgia", diverse espressioni per parlare di relazioni e contraddizioni, giocando con le metafore del mondo moderno, che come tante briciole divengono il mare su cui far navigare storie. Un album che riserva un abbraccio alle anime perse, agli imprevisti della vita, all'amore che c'è e a quello che ci si è lasciato alle spalle, al futuro che attende, ai bivi del destino.
Articolo del
27/11/2018 -
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