Quanto meno dall’inizio degli anni Novanta, dopo la pubblicazione di Green Mind, quarto, splendido album dei Dinosaur Jr, J Mascis convive col fardello dei paragoni con Neil Young. Che si parli di melodie acustiche e del timbro vocale, o di sferzate chitarristiche con l’elettrica a vagare turbinosa, si finisce sempre a citare il Canadese (lettera maiuscola obbligatoria al cospetto del buon Neil). Una consuetudine irriguardosa, perché da tempo Mascis ha trovato una cifra stilistica personalissima: pochi secondi di musica – con quegli accordi e/o quei bending delle corde – sono sufficienti a capire che un brano è scaturito dalla sua penna.
Col gruppo o in versione solista, l’artista ha prodotto parecchi dischi memorabili, che, va detto, si sono alternati a lavori assai meno convincenti (chi scrive si è sbarazzato, anche se a malincuore, di due o tre dei suddetti LP, copie sbiadite di quanto realizzato in precedenza).
Elastic Days può considerarsi una validissima summa del Mascis più pacato e riflessivo. Pur cristallizzato nella formula strofa/ritornello/strofa/ritornello/assolo, che non viene mai abbandonata, l’album avvolge l’ascoltatore con la malinconia delle tinte pastello del primo lato, per poi movimentare un po’ l’atmosfera nelle ultime tracce.
Tra le ballate, si distinguono la dolente I Went Dust, con armonie vocali e un crescendo efficace, Give It Off, e Drop Me, spleen nella voce e tocchi di piano che accrescono l’intensità della canzone. Le più vivaci (senza esagerare) Cut Stranger, Sometimes, Wanted You Around– con l’unico assolo di chitarra acustica dell’album – ed Everything She Said rendono più eterogenee le sonorità di un disco che rischiava di essere troppo monocorde, e che invece si rivela molto piacevole, se gustato con attenzione e senza fretta.
Nota a margine: la copertina, per una volta, non è decorata da immagini orrende. Con Mascis, si sa, capita raramente…
Articolo del
06/12/2018 -
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