Nell’odierna industria musicale, l’alterità di Jon Spencer continua a lasciare sbalorditi. In completa asincronia con mode e trend del momento, lui tira dritto per la sua strada.
Se il baccano infernale prodotto da metà anni Ottanta è da tempo un (piacevole) ricordo del passato, la visceralità e l’energia travolgente che Spencer riesce a imprigionare nei solchi di un disco danno prova ancora una volta della sua creatività inesauribile.
Rock and roll, rockabilly, blues, soul, rhythm and blues, garage e rap, ingredienti essenziali di questo nuovo album, sono mescolati sapientemente per creare un sound formidabile: quella miscela unica, e riconoscibile, che ha fatto guadagnare all’artista la stima incondizionata di cui giustamente gode.
Il titolo è ironicamente fuorviante: non ci sono hit, né riletture di brani di successo; solo un pugno di canzoni trascinanti. I suoni saturi della chitarra elettrica, i fischi del feedback, e l’apporto di batteria e sintetizzatore producono un impasto sonoro talvolta compatto (Do the Trash Can, Overload), talvolta sferragliante e slabbrato (Time 2 Be Bad).
Tra un ritmo tribale martellante e l’altro (Fake, Beetle Boots, Alien Humidity), fanno capolino pure qualche melodia orecchiabile (la distorsione “addomesticata” di I Got the Hits; Wilderness, che parte con un riff alla Black Sabbath) e il blues scarnificato di Love Handle.
La spettrale Cape chiude l’LP con un’atmosfera sinistra da b-movie, evocata anche dalla foto di Spencer, che sfoggia un arto degno del “mostro della laguna nera”. A tale proposito, degni di nota la coloratissima copertina dal gusto rétro e squisitamente kitsch, e l’elenco dettagliato della strumentazione vintage utilizzata per incidere il disco, a ribadire il fascino esercitato da un immaginario (musica… e cinema: vengono in mente i Cramps) che ci riporta indietro di alcuni decenni.
Teniamocelo stretto Jon Spencer, e teniamoci strette etichette come la In The Red Records, che danno ancora un senso all’aggettivo indipendente, ai nostri giorni usato, non di rado, in modo decisamente improprio
Articolo del
22/01/2019 -
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