Generalmente trascurata dalle testate specializzate, l’etichetta indipendente inglese Damaged Goods continua a sfornare delizie musicali.
La ristampa dell’album “Dagger In My Mind” fornisce l’occasione di ascoltare il garage sferragliante prodotto nel 1986 da un trio di appassionati di Who, Small Faces e Kinks.
Ragazzi della contea del Kent, i Daggermen stravedevano inoltre per i contemporanei Prisoners (il fratello del chitarrista David Taylor, James, era l’organista di questi ultimi) e Milkshakes, due band di culto dell’area ‒ Chatham e dintorni ‒ che si ispiravano alla cultura mod, ai gruppi degli anni Sessanta e al rock and roll, le cui sonorità venivano rilette con urgenza punk.
Col sostegno di Billy Childish (ormai una leggenda vivente) e del bassista Russ Wilkins, entrambi membri dei Milkshakes, nel 1985 i Daggermen incisero l’EP d’esordio “Introducing The Daggermen”.
In una recensione dell’epoca il loro stile fu descritto come “i primi Clash che imitano i Beatles”, mentre le note di copertina dell’LP registrato l’anno successivo ipotizzavano, non a torto, una sintesi di Jimi Hendrix Experience e Sex Pistols.
Prima di sciogliersi, e di intraprendere altre strade con complessi tra cui James Taylor Quartet, Solarflares e Billy Childish and The Buff Medways, i Daggermen riuscirono a catturare nei solchi di questo disco la propria energia dirompente, come testimoniano brani essenziali e vibranti quali “It's You I See”, “What Do I Do For You”, “There's No Escaping”.
Interruzioni e ripartenze, ritornelli orecchiabili, cori, rullate, brevi assolo, feedback (“I Have Lost Heart”, “That Girl”, “D'You Think Of Me”, “I Feel The Regret”, “I've Been Searching”), e nessun momento sdolcinato.
Una riscoperta scoppiettante da godersi ad alto volume, e possibilmente in vinile (anche se la versione in CD contiene sei tracce in più).
Articolo del
22/11/2022 -
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