Mi è già capitato in passato di parlare degli Unmask e d’intervistare anche un componente del gruppo, il chitarrista Claudio Virgini. Non so se per destino o cos’altro, ma mi ci ritrovo in molte occasioni a parlare di loro, delle loro “maschere” e delle loro complete e ingegnose produzioni musicali. Gli Unmask nascono nel novembre di quattro anni fa e, dopo vari studi e sperimentazioni musicali, sono giunti, oggi, alla realizzazione del loro debut- album, autoprodotto, dal titolo “Sophia Told Me”. Un viaggio attraverso le sonorità rock/progressive/ambient che gli Unmask fanno sulla strada del loro lavoro, accompagnati dalla loro donna, Sophia, la coscienza, che guida l’uomo del disco in un confronto con il proprio io. Già dalla prima track dell’album, ”Be Twin(s)”, che è il brano di lancio del disco, il suono risulta molto più pulito, i loro strumenti più sicuri e l’atmosfera sonora che riescono a regalare, molto più amalgamata ed armonica. Come una palla omogenea di suoni graffianti che lanciata in alto squarcia l’aria attirando l’attenzione di chi sta per ricevere una scarica di adrenalina da lì a poco. La tecnica della doppia voce, quasi urlante, che compare in un’eco perpetua in molti brani, e che accompagna tutta la traccia, è un lavoro semantico che la band ha fatto per dare il senso dell’alter ego interiore. “Sophia Told Me” è un album riflessivo, dualista che mette a faccia a faccia l’ascoltatore con i brani, come l’uomo con la sua coscienza. Quel confronto tra la maschera apparente della realtà esteriore e la vera identità, quella dell’anima. La pulizia del suono di questo lavoro ha un brano-emblema, “Voice Of Hush”, dove la suddivisione degli strumenti, dei loro suoni è ben chiara e dove il ritorno alle idee psichedeliche, tanto amate dal gruppo, tornano a farsi sentire soprattutto nell’overture del brano. La decisione delle chitarre, la chiarezza della voce e il drumming della batteria sono le prerogative di quest’album che contraddistingue e fa emergere gli Unmask nel panorama del rock progressive alternativo. Uno dei brani interessanti, psichedelici e dal contenuto psicologico è “Whitin My Soul”, in cui ritroviamo la voce di Sophia, in un dialogo con il suo uomo, tra cambiamenti repentini di decisioni e ripensamenti, un rapporto a due riflessivo che si espleta in una chiave alquanto interiore. Anche le sonorità del brano, l’alternanza di stacchi graffianti e aggressivi e stacchi edulcorati, rispecchiano il senso di “Within My Soul”. Dal primo all’ultimo brano si ha la certezza che il disco sia stato registrato in un grande studio con strumentazioni all’avanguardia, ma quando qualcuno, poi, vi dirà che il lavoro musicale è stato impresso su disco tutto in autoproduzione dagli Unmask stessi, riaffiora sul viso quel senso di sorpresa positiva che alimenta ancora di più il mistero e la curiosità di ascoltare l’album sino in fondo.
Articolo del
21/10/2010 -
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