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Dog Byron
Dog Byron
2011
CD autoprodotto
di
Giuseppe Celano
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I Dog Byron sono Max Trani alla sei corde, Marco De Ritis al basso, batteria e wulitzer e Alessio Magliocchetti impegnato con lap steel guitar e altre diavolerie. Dopo averli visti in duo acustico a Casa del Jazz ho ricevuto, dopo varie peripezie, il loro disco che contiene sei brani. L’opener ”Faraway” si apre sulle note del basso circolare su cui s’appoggia la graffiante voce di Max mentre le percussioni, appena accennate, si affacciano timide, sostenute dalla steel guitar che cesella un lungo lamento crescente. L’atmosfera cambia con ”Washing Machine” forte del giusto riff che funge da break, l’apertura melodica, un po’ meno convincente, viene salvata però da arrangiamenti molto interessanti. Niente di nuovo sotto il sole, i Dog Byron non aprono strade visionarie e non si perdono neanche nelle polverose vie del trito blues, se la giocano su un giusto equilibrio fra melodia e rifferama pentatonico (mirando più alla prima che al secondo). Il disco si lascia ascoltare con facilità infilando soluzione melodiche zeppeliniane e slide guitar intrise di delay che la metà basta (”So Keen”). Il picco massimo, se ne cercate uno, risiede nell’ossessiva ”Summer Afternoon”, costruita su percussioni schiaccianti, voce tirata e chitarre che stridono. Il consiglio è di porre una maggiore attenzione ai testi e al canto, ma nonostante alcune pecche aspettiamo fiduciosi il loro full-lenght.
Articolo del
22/11/2011 -
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