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Sono tornati in forma strepitosa i Kerosene, quartetto metal attivo dal 2006 dalle parti di Terni e non solo: la band, infatti, è sempre stata molto attiva in sede live, e proprio le numerose esibizioni nella terra natia gli erano valse la possibilità di registrare il primo album omonimo presso i Lightless Studios nel 2008. Con l’inserimento in formazione, accanto ad Alessio Vigo ed Elvys Damiano, di Marco "Billy" Vitantoni al basso e di Rodolfo "Rawdeath" Ridolfi (Subliminal Crusher, Hyades) alla batteria, il sound della band cambia, si evolve, si fa maturo e potente, convoglia la velocità e la violenza che infiammavano il primo album in giri di chitarra sornioni e ammaliatori, senza perdere un briciolo di energia. Il risultato è l’ottimo ”Face The Real”, realizzato per Lost Sounds Records al Real Sound Studio di Parma con la collaborazione di Jamal Ruhe degli americani West West Side Studios, e della sempre oculata Alkemist Fanatix. E’ davvero una bella sorpresa questo album, soprattutto perché, come già accennato, i Kerosene sono riusciti a sviluppare doti tecniche e personalità e a consolidare un’impronta melodica asciutta e veemente, il tutto senza snaturare la loro anima metallica. Certamente del sound portentoso di “Face The Real” qualcuno bisogna ringraziare, in particolar modo il correntone (Alter Bridge in primis, e poi Black Stone Cherry, Saliva, Seether, Stone Sour, Staind, Velvet Revolver ecc.) che da qualche anno ha simpaticamente invaso le classifiche rock internazionali, propugnando un deciso ritorno alle robuste sonorità hard rock tradizionali, rivisitate alla luce delle novità musicali introdotte dagli anni ’90 e dal grunge. E allora vai con gli attacchi al fulmicotone e quegli assoli in cui ogni nota sembra prendere vita tanto è calda e pulsante (“Get Out Of My Way”), e con le ampie aperture melodiche di “A New Day”. Picchiano duro il primo singolo “My Obsession” e la successiva “In Chains”. Ma i Kerosene sono bravi ed originali nell’incorporare nei brani elementi di caldo e avvolgente sludge metal, grondante di riff cadenzati e atmosfere sporche alla Down (“Euthanasia”, “Without Rules”). Si basa su un suggestivo e melanconico arpeggio la bella “My Friend”, chiaramente influenzata dai 90s, mentre la potenza di “Betray Yourself”, Something To Believe In” e “Your Time Has Come” ci riporta alle radici heavy metal dei Kerosene. Fieri di questo ritorno che lancia i Kerosene anche sul mercato internazionale, gli facciamo un grosso in bocca al lupo: è vero che dimostrarsi all’altezza degli illustri colleghi sopra citati è un lavoraccio, ma qui ci sono molto di più che chitarroni e voce potente: c’è personalità e c’è un talento che ormai pronto per esprimersi pienamente. Bravi!
Articolo del
26/11/2011 -
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