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Ardesia
Incandescente
2011
Graf Music
di
Alessandro Basile
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Piace e convince il disco d’esordio degli Ardesia, progetto musicale capitanato dalla filosofa e cantante Stefania Tarantino. Il trio campano, in cui figurano anche la chitarrista (nonché coautrice) Maria Letizia Pelosi e il bassista – all’occorrenza trombettista – Ciro Riccardi, ha da poco dato alle stampe “Incandescente”. Pubblicato dalla Graf Music con distribuzione Audioglobe nell’ottobre scorso, l’album, registrato da Giuseppe Fontanella presso il Key-lab Studio di Napoli, è composto da dieci elegantissime canzoni. Brani caratterizzati non solo da un morbido cantato in italiano, quanto da coraggiose incursioni dialettali, come si avverte nella take intitolata “Nu’ Segreto (L’Ultima Chiave)”, alternate ad episodi più intimi e raffinati dove è invece la lingua inglese a prendere il sopravvento. Questo fa subito comprendere quanta sia la ricercatezza che avvolge un lavoro di grande spessore, certamente non immediato ma neanche troppo intellettualoide. L’intento principale degli Ardesia è del resto quello di scrivere belle canzoni che, grazie ad una consistente profondità, riescono ad emozionare anche al primo ascolto. Eppure ci vuole un po’ di pazienza per assimilare al meglio un disco ricco di spunti, passione e – soprattutto – letteratura. Gran parte dei brani racchiusi all’interno di “Incandescente”, il cui titolo è ispirato dal celeberrimo romanzo di Virginia Woolf “Le Tre Ghinee”, contengono evidenti richiami alle opere di alcune tra le più influenti pensatrici del Novecento. E’ il caso di “Secret Love”, il cui testo risente non poco delle grandi idee di Hannah Arendt presenti nelle pagine della sua “Vita Activa”. Se l’ultima traccia, intitolata “Vai Pure”, rievoca alcuni passaggi dell’omonimo elaborato di Carla Lonzi, “The Grass So Little” e “I Held A Jewel” risultano essere due interessanti tributi alla scrittrice Emily Dickinson. Lodevole la scelta di musicare con assoluta discrezione due autentici capolavori del genere risalenti ai primi anni Sessanta dell’Ottocento. A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro l’intento principale dell’album: raccontare il senso esistenziale e politico della differenza femminile. Tutto qui? Certamente no. Quello è solo il punto di partenza. Si parla di molto altro in questo LP intrigante e ricolmo d’incantevoli sfaccettature. Ci sono i ricordi e le aspettative (enfatizzate nella struggente “Ad Un’Amica”), così come le fragilità e le debolezze, unite alla voglia di rivalsa, davanti ad un sistema sociale opprimente. Lo testimonia il testo liberatorio di “Respira”, brano efficace e reso ancor più solare dal sound che strizza l’occhio alla bossanova (che s’insinua anche tra le sincere liriche de “Le Ombre”). Oltre ai numerosi riferimenti letterari non sono poi da sottovalutare le musiche e gli arrangiamenti di “Incandescente”, un disco contraddistinto da un approccio sostanzialmente acustico ma non per questo intimistico. Frequenti risultano infatti i brillanti assoli di tromba firmati da Ciro Riccardi, capace di dialogare benissimo anche con i violini curati da Lucia Marucci. Sublime l’apporto di quest’ultima nel finale della già citata “I Held A Jewel”. Le percussioni di Antonino Talamo valorizzano al meglio le atmosfere latine dei pezzi più accesi. Vivamente consigliato agli ascoltatori più sensibili ed esigenti.
Articolo del
06/12/2011 -
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