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The Great Northern X
The Great Northern X
2011
In the Bottle Records/ Fooltribe/Upupa
di
Daniele Bagnol
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Dalla profonda campagna padovana ecco spuntare una band che riesce a mescolare con grazia la delicatezza del folk con qualche deriva post-rock senza sbavature. Perché questa opera prima dei The Great Northern X è proprio un concentrato di atmosfere e dilatazioni surreali esteriormente senza un vero e proprio filo conduttore, ma con un immaginario comune che riemerge di continuo dal sottobosco: sarà il cantato sotto forma di fiaba, saranno le atmosfere che rimandano a momenti di un tempo che si è fermato, ma la musica dei The Great Northern X sembra quasi un dipinto espressionista di Vincent Van Gogh, dove ogni pennellata ha una carica significativa senza la quale il tutto non avrebbe lo stesso, pieno valore. Apparentemente molto più influenzato dall’indie americano dei primi anni ’90 (la morbida e bellissima ”The Stranger” su tutte), in realtà la bussola si sposta quasi subito su arrangiamenti post-rock più “elettrici” ma che vengono cosparsi spesso da spolverate di chitarre folk: provate per esempio a saltare dalla delicatezza di ”Song of Wool” alla autunnale ”Loser Song”, vera spina dorsale del disco, per poi tornare invece agli scenari più bucolici della ballad ”Sickness of Great Nothing”. Mattoncini messi uno sull’altro al posto giusto, in un istante che sembra infinito.
Articolo del
11/12/2011 -
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