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June 1974
Melancholia EP
2011
Areasonica Records
di
Alessandro Basile
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Per chi segue con attenzione e costanza la frizzante scena alternativa italiana, il nome di June 1974 non dovrebbe risultare del tutto nuovo. Nonostante sia discograficamente attivo da un paio d’anni, Federico Romano (questo il nome di battesimo del talentuoso compositore ligure) si è già contraddistinto per la pubblicazione di un album prima, e di un EP poi, sfornati a distanza ravvicinata. A “Storia”, dato alle stampe nell’autunno del 2009, è infatti seguita la pubblicazione di “Suspence”, minialbum distribuito dall’Areasonica Records nel giugno scorso. Come se non bastasse dal primo dicembre è disponibile sulle principali piattaforme digitali la sua nuova creatura. Si tratta di “Melancholia”. Il progetto, sfoderato cinque mesi dopo l’ultima fatica in studio, contiene quattro brani inediti di musica elettronica che accarezzano diverse atmosfere tra cui: ambient, avant-garde e musica classica. Interamente scritto, suonato e registrato dall’autore stesso, “Melancholia” può tranquillamente essere considerato un disco fatto in casa. E bisogna osservare quanto la quiete e la serenità che solo la dimensione domestica riesce a trasmettere abbiano giovato non poco all’artista. Ciò si avverte non solo dal punto di vista compositivo, ma anche da quello prettamente sonoro. Il nuovo EP conferma la crescita stilistica di June 1974, sempre più consapevole dei propri mezzi. L’ascolto continuo delle tracce inedite lascia denotare una maggior concretezza, unita ad una nuova sensibilità nell’accostamento dei generi, che prima non c’era. Ciò non può che testimoniare un’incalzante maturazione artistica destinata ad aumentare con il tempo. D’altronde i margini di miglioramento sono comunque ampi e questo suggerisce che di lavoro da fare ce n’è ancora. Il risultato finale però dice anche che le basi si sono rafforzate in maniera non indifferente. Con un background del genere ci sono tutti i presupposti per un nuovo grande album, ammesso e non concesso che “Melancholia” voglia fungere da anticipazione di una produzione più sostanziosa come può essere un LP. Intanto, coloro i quali sono interessati ad approfondire il terzo lavoro in studio di Federico Romano hanno tutto il dovere di gustarsi con calma un ottimo esempio di elettronica capace di unire il ‘beat’ moderno ai fraseggi strumentali, nonché sontuosi, pervasi da incessanti arpeggi di pianoforte degni della miglior tradizione classica. Immancabile la presenza dei fiati (protagonisti nella ‘title track’), pronti a dare una connotazione decisamente epica – ma soprattutto orchestrale – ai brani in scaletta; inaspettata quella delle chitarre (sia elettriche che acustiche) nella prima parte dell’emozionante, quanto fulminea, “Infiniti Inverni Senza Te”. Come suggerisce il titolo stesso del disco è il senso d’inquietudine, di tedio ad avvolgere un’opera decisamente sperimentale ma non per questo inaccessibile.
Articolo del
20/12/2011 -
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