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R&Fusion
Dalla Terra Dei Fuochi
2011
Magmamà/Fullheads
di
Alessandro Basile
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Risale al 3 ottobre scorso la pubblicazione del disco d’esordio degli R&Fusion, valido progetto partenopeo formatosi ufficialmente nel 2009. L’album, intitolato “Dalla Terra Dei Fuochi”, è composto da nove tracce inedite brillanti in quanto cariche di interessanti sfaccettature. Brani che la band, al cui interno figurano ben cinque musicisti altamente preparati dal punto di vista tecnico, ha registrato e missato presso lo studio Vidimar77 di Napoli. Sin dai primi ascolti emerge chiaramente l’intento principale del gruppo: mescolare più generi possibili e lasciarsi trasportare dall’istinto. Questo è il punto di partenza dal quale si dipana l’essenza del promettente complesso. I trentacinque minuti totali di note e virtuosismi mettono in luce una quantità sorprendente di spunti e colori. Accanto ad una solida impostazione jazz trovano posto anche altre contaminazioni: il pop, la tradizione melodica regionale, dinamizzata dall’influenza della world music, e le basi più classicheggianti. Gli R&Fusion ruotano intorno a questi affascinanti universi sonori. Li fanno propri, li manipolano aggiungendo quindi un evidente tocco di personalità – e di originalità – alle strutture portanti. Il contrasto fra modernità e tradizione appare costante. Ma “Dalla Terra Dei Fuochi” non va solo descritto e raccontato da un punto di vista esclusivamente strumentale. D’altronde il cantato, sempre pronto a farsi da parte per lasciare spazio alle frizzanti dilatazioni musicali, è presente in ben otto composizioni su nove. E’ giusto allora fornire qualche considerazione in più riguardo questo aspetto. Le canzoni degli R&Fusion contengono infatti dei messaggi forti, ricchi di passione e di speranza. Sia attraverso il dialetto che tramite l’uso dell’italiano corrente, il quintetto non può fare a meno di esprimere il suo disappunto verso le contraddizioni che da decenni attanagliano la propria terra natale. Tali questioni vengono ribadite senza alcun tipo d’inibizione in “Aveto E Forte”, il pezzo che apre il cd, e nella provocatoria “Assai Stupida”. In “150 Anni”, un trascinante mix di funky e rythm and blues, si cerca invece di affermare il disappunto generale circa le assurdità che hanno accompagnato gli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, quelli in cui il brigantaggio si espanse a macchia d’olio. Mentre la melodia squisitamente campana si enfatizza in brani come “Cantame” e “Ninno”, in “Ego” si condensano le reminiscenze pop che finiscono per strizzare l’occhio ad un soul abbastanza limpido. Ecco allora servito un album multiforme, capace di comunicare sia con la profondità dei testi sia con l’imprevedibilità che finisce per caratterizzare le ottime digressioni strumentali.
Articolo del
27/12/2011 -
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