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Senzafissa Dimoira
La Tragedia Del Dolce
2011
Red Birds/Seahorse Recordings
di
Alessandro Basile
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Pop, crossover, cantautorato, ma anche progressive, soft e funk rock. C’è sostanzialmente questo nel sound che caratterizza il primo full lenght dei Senzafissa Dimoira, estroso quartetto toscano attivo dal 2007. Ideale seguito dell’EP d’esordio “E’ Tutto Aleatorio”, sfornato un paio d’anni fa, “La Tragedia Del Dolce” è il frutto di un intenso lavoro di scrittura ed arrangiamento. Contiene nove canzoni inedite contraddistinte da eleganti testi in italiano ben coadiuvati dalle ruvide pennate di Nicholas Diana e dall’ottima sessione ritmica che vede Emilio Bova al basso e Damiano Di Marco alla batteria. Alla voce ecco invece Andrea Canonico, autore principale delle liriche. Frontman stiloso dotato di un timbro massiccio, Canonico è anche il fondatore, assieme al chitarrista Diana, del progetto. Con personalità e sicurezza i Senzafissa Dimoira cercano di trovare nuove soluzioni stilistiche attraverso la mescolanza continua delle più variegate componenti sonore. La voglia di percorrere strade musicali alternative è dunque il punto di partenza di un cammino fin qui sincero ed entusiasmante che, se condotto con dedizione, potrebbe riuscire a stupire anche gli addetti ai lavori più scettici. “La Tragedia Del Dolce”, nonostante sia il loro disco d’esordio, lascia già intuire una discreta capacità di sperimentazione non priva di efficacia. E’ una produzione non certo immediata, proprio perché l’intento del gruppo è quello di allontanarsi dalla superficialità musicale eccessivamente diffusa dalle emittenti radiofoniche nazionali. Ciò gli fa onore e conferma come sia ancora possibile assecondare i propri istinti senza dover scendere a particolari compromessi con le etichette che scelgono di sostenere un determinato progetto artistico. E questo è un po’ quello che è accaduto tra la band e la Red Birds Records di Paolo Messere che, tra le altre cose, ha supervisionato e partecipato alle registrazioni avvenute sul finire del 2010 in quel di Mercatale, piccola cittadina in provincia di Arezzo. L’album, come già anticipato, affonda le sue radici nel rock. Eppure da esso si dipanano molte altre sfumature che finiscono col dinamizzare in maniera non indifferente i loro brani. Le ripetute digressioni strumentali si alternano senza logica con un cantato poliedrico. E il risultato finale denota un buon equilibrio tra le due componenti dal momento in cui nessuna prevale troppo sull’altra. Curioso ed ambizioso risulta infine il linguaggio, capace di fare a meno di determinate costrizioni metriche senza comunque risultare troppo artefatto. La melodia, d’altronde, dimostra di sapersi ritagliare lo spazio che le serve per smussare la spigolosità di alcuni episodi non proprio spensierati, tantomeno orecchiabili. Interessante sarà dunque seguire la maturazione futura di una band coraggiosa e che avrà ancora tante cose da dire negli anni a venire.
Articolo del
30/12/2011 -
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