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Roma, almeno per quanto concerne la musica alternativa, è sicuramente uno degli ambienti più frizzanti di tutta la penisola. Molte sono infatti le realtà che continuano ad emergere con il passare degli anni. Si producono grandi dischi, bisogna dirlo. Ma va sottolineato anche quanto, spesso e volentieri, determinate produzioni finiscano col passare inosservate. Ciò non dovrebbe mai accadere, soprattutto nel caso di “Lucidosogno”, splendido LP sfornato dai Refuso nell’ottobre scorso. Attivi dal 2006, con alle spalle già diversi concerti tenuti fuori dai confini nazionali (Germania in primis), i Refuso sono destinati a ritagliarsi il posto che gli spetta anche nel più rinomato indie nostrano. “Lucidosogno”, primo album ufficiale rilasciato dopo l’eponimo cd promo del 2010, è un biglietto da visita con i fiocchi. Un vero e proprio gioiello. Dall’epicità dei suoni, dalla cura maniacale per gli arrangiamenti e dalla bellezza stessa delle canzoni, si capisce quanto lavoro ci sia dietro ad un album del genere. Grazie alle atmosfere eteree e sospese, i nove brani inediti riescono quasi ad ipnotizzare l’ascoltatore attraverso una miscela geniale di sperimentazione e dream pop. Accanto a dilatazioni sonore di tracce psichedeliche come “Nel Labirinto Della Mente Di C”, “Orbite” e “Polvere Lunare”, riescono ad insediarsi anche episodi maggiormente concisi come “Pioggia (Di Fogli)” piuttosto che “Il Tramonto Dell’Omino Viola”. Ed è proprio un’alternanza di questo tipo a dare un registro più variegato e multiforme alla raccolta. A proposito di avvicendamenti, interessante è anche quello che concerne il cantato. Capita quindi che la voce angelica e sontuosa di Martina Pelosi si faccia spesso da parte permettendo al bel timbro di Valerio Iammartino d’insediarsi senza alcun tipo di preavviso. Splendidi anche gli incastri sonori, così come apprezzabile risulta la tendenza ad avvalersi di strumenti perlopiù classici in un contesto principalmente rock. L’uso pressoché perenne del violoncello, magistralmente suonato da Pietrina Mancini, ne è un esempio lampante. L’assenza di punti fermi e la capacità – in alcuni casi – di fare addirittura a meno delle liriche, sono forse i due perni sui quali si poggia il tutto. Lodevoli inoltre le qualità tecniche dei sette musicisti che hanno scritto ed inciso dei brani a tratti struggenti ma, prima di tutto, affascinanti. L’eleganza che li connota è anche frutto di un’assoluta perfezione dal punto di vista esecutivo. Ogni cosa è al suo posto, non c’è dubbio. E l’ordine regna anche nei momenti in cui la precisione globale rischia di liquefarsi sotto i colpi d’imprevedibili divagazioni strumentali. “Lucidosogno” è un lavoro da contemplare tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine, evitando di saltare alcuni pezzi. Questo perché la scelta della tracklist non è per niente casuale. La sequenza adeguata dei brani garantisce infatti uno sviluppo compatto e coerente dell’album. Non ci sono potenziali singoli radiofonici, tantomeno composizioni sufficienti e quindi riempitive. E’ importante sottolineare questo aspetto poiché in Italia si è ormai fossilizzata da tempo la tendenza ad inserire nei dischi il classico brano “trainante”, pensato e sfornato per promuovere nel migliore dei modi una produzione discografica in uscita. Per fortuna, almeno nel caso dei Refuso, questa possibilità è esclusa a priori. Ogni rischio è scongiurato. Le emozioni sono garantite.
Articolo del
12/01/2012 -
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