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Fare rock'n'roll in America e farlo, invece, a Macerata. Una gran bella differenza. I Loose presentano “Dodge This!”, terzo LP completamente autoprodotto: perché le etichette italiane hanno altro a cui pensare, altro su cui investire. E questo fa davvero specie, perché si meriterebbero senza dubbio un'ottima vetrina. I ragazzi, infatti, nonostante lo scioglimento e la reunion del 2004, sono in giro da ben 15 anni, ma non sembrano per nulla intenzionati a voler gettare la spugna: “Ci abbiamo lavorato per tre anni nel nostro home studio, affinché tutto nel disco fosse come era nella nostra mente, o lasciando che il brano si sviluppasse in corso d’opera, aggiungendo o sottraendo materiale a seconda dei casi […]. Abbiamo voluto prenderci tutto il tempo di cui c'era bisogno e così abbiamo preso strumento per strumento, lavorando sulle singole parti e cercando di curare bene anche gli arrangiamenti”. I testi cercano di esprimere stati d’animo, storie di vita quotidiana, rimanendo però semplici e mai retorici, trasmettendo energia e calore. Il disco si apre con lo speed punk di “Not Yet”, “Death Won't Kill Me” ha un buonissimo sapore hard rock, simile a un pezzo dei Radio Birdman, che diventa rock'n'roll alla MC5 in“Final Stance”; particolarmente catchy è l'intro di farfisa in “Jerktown Blues”. Spazio poi a “City Slang”, cover della Sonic's Rendez-Vous Band, di quelle che non fanno smettere di saltare; tornano influssi punk in “No Next Time”, cover velocizzata dei New Christs (in “Born Out Of Time” del 1996); “Nothin' In Return” è davvero esplosiva e distorta, con un assolo che chiude in crescendo. Il bassista Stefano Pallotti canta in “Mad Brains”, il risultato è un pogo scatenato; “Detroit Syndrome” testimonia l'amore e la passione dei Loose per il rock'n'roll; la decima e ultima traccia è “On The Loose”, dal ritmo incalzante (somiglia molto al sound di “Eternally Yours” dei Saints). Alla fine del disco, arrivano tre bonus track, una vera chicca per i fans: “What Gives”, cover dei Radio Birdman (dall'album “Radios Appear” del 1977) e il rabbioso duo composto da “Cool As Fuck '09”, con richiami agli Stooges, e il garage di ”Action Breed '09”. Caparbi, coerenti e convinti, i Loose continuano per la strada iniziata 15 anni fa, con un album forte, grintoso, grezzo e selvaggio, dove il rock aussie si alterna a quello più detroitiano, lasciando spazio anche al punk degli albori: un sound che avvolge e travolge, per poi esplodere. Oltreoceano, sarebbe tutta un'altra storia per i Loose.
Articolo del
23/01/2012 -
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