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Prendere ispirazione per il nome della band da una citazione di Peter Griffin (“Fast Animals, Slow Children”) in Family Guy/I Griffin: i FASK (Fast Animals And Slow Kids) soprendono già dal nome: “Noi quattro suonavamo in altre band locali di Perugia, poi è nato questo progetto e quasi per scherzo abbiamo provato a registrare un paio di pezzi per partecipare alle selezioni dell’Italia Wave Band”. Scherzando, i ragazzi perugini, hanno registrato “Cavalli” un album di disegni: il disco, infatti, viene venduto come se fosse un libro per bambini, regalando (durante i concerti) pastelli per colorare il booklet contenente le caricature della band. I FASK rompono le barriere del rock italiano tradizionalmente inteso, con testi essenziali, crudi, diretti, sbattuti in faccia senza mezze misure, poetici anche se demenziali, autoironici e critici, quasi metamusicali. Undici pezzi di alternative rock con pesanti e cupe influenze noise e punk, espressione in musica della degenerazione di “bambini lenti” che presto verranno sbranati da “animali veloci”: la loro musica come unica arma per reagire e combattere questo pessimismo. La prima traccia del disco è “Nervi”, loud e aggressiva; poi è il turno di “Cioccolatino”, simbolo della loro città usato per indicare un pretesto nella nostra vita di tutti i giorni; “Gusto” si avvicina molto allo stile degli Arctic Monkeys. I FASK riescono a parlare d'amore con assoluta genialità, tutta da scoprire: “Lei” non è per niente una ballata, come il titolo potrebbe suggerire! Tra i brani migliori del disco, c'è “Copernico”: proprio uno scienziato (come i Verdena con “Isacco”), dovrebbe riportare ordine in un mondo egocentrico che disorienta. Distorta e noise la seguente “Pontefice” (con l'immancabile “morto un papa se ne fa un altro” mentre ha un sound che ricorda Dave Grohl la critica al provincialismo di Perugia nella traccia intitolata “Collina”. L'unico spazio riservato alle chitarre acustiche è “Lì”, che abbassa i decibel poi ci pensano “Mangio” e “Organi” a rialzare il volume. Dulcis in fundo, “Guerra”: ottima la sonorità, più matura e complessa, grazie a un inaspettato pianoforte. I FASK faranno strada, questo è anche il loro auspicio: “Siamo pronti a uscire dalla città per invadere questa Italia della musica importante che, dopo i Verdena negli anni '90 e Vasco Brondi nel 2008, ha disperatamente bisogno di ventenni illuminati. Perché sarebbe bello dire un giorno che non è (solo) un paese per vecchi”. Una voce fuori dal coro, unici nel panorama rock italiano.
Articolo del
20/02/2012 -
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