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Dune
Marmo
2012
Wallace Records / Audioglobe
di
Giuseppe Celano
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Se per errore uno chiunque dovesse mettere su questo disco, dimenticando il volume alto, ci sarebbero serie possibilità di subire uno shock pari alla prima volta che al cinema davano “L’esorcista”, con un effetto sorpresa inaspettato e quindi doppiamente terrificante. Formatisi nel 2006, come duo chitarra e batteria, i Dune raggiungono con il tempo la formazione a quattro. <>“Marmo” è il passo successivo, un 10’ pollici di sette brani, responsabili di una forma di violenza che non viola le leggi internazionali sul terrorismo, ma di sicuro farà sanguinare le vostre orecchie con una serie di colpi senza tregua, finché morte non vi separi dal corpo e da loro (”Cannibale”). Questo nuovo lavoro appare come un fottuto asteroide che punta dritto verso la terra e arrivando dallo spazio, oltre alle dilatazioni siderali, porta con sé un carico di distruzione calibrato e devastante (”Supernova”). La scelta di eseguire come terza traccia ”Astronomy Domine” potrebbe essere vista come una furbata, ma niente è più lontano dalla realtà. La sua presenza in scaletta potrebbe aiutare la band a guadagnare stima e credibilità dell’ascoltatore “colto”, di certo la sua ostica rivisitazione, irrobustita da iniezioni di violenza pura, dimostrerà l’autenticità della band e dei suoi intenti. La rilettura le ridona una bellezza scintillante con aperture à la Neurosis e stacchi violentissimi. Il rantolo belluino in italiano, le chitarre come una morsa sempre più stretta e la sezione ritmica stordente sono i punti di forza di questo lavoro dal peso schiacciante. Nessun compromesso melodico, nessun calo di tensione, siamo ai confini di terre lontane, ‘hic sunt leones’. I Dune si distinguono per idee vincenti, di certo non tanto innovative da urlare al miracolo ma personali e credibili, unite da un filo conduttore che mai si spezza. Un senso di continuità avvolge l’album dando all’ascoltatore la sensazione di un unico brano, diviso in varie sottocategorie. Rumore nero, frustate sonore e voglia di suonare senza scimmiottare nessuno sono le carte messe in tavola da questo temibile combo noisecore che cita i Breach e omaggia la psichedelia barrettiana. Serve altro?
Articolo del
07/03/2012 -
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