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La Garrincha Dischi è una delle etichette italiane più brillanti e propositive del momento. Questo perché fin dal 2008, anno della sua nascita, ha sempre cercato di mantenere viva la centralità degli autori che collaborano con essa, assecondando le loro esigenze ed evitando perciò di condizionarli durante le delicate fasi di registrazione. Il che non è poco, soprattutto se si considera la triste tendenza comune delle case discografiche che si riconduce alla presunzione di voler avere voce in capitolo dal punto di vista artistico, vincolando di conseguenza le scelte stilistiche delle band sotto contratto. Inoltre la Garrincha può vantare un rooster ampio e variegato in cui figurano, tra gli altri, progetti validi ed alternativi come The Walrus, L’Orso, LE-LI e Matteo Costa. Nell’ultima parte di febbraio hanno poi visto la luce due album di cui si stanno occupando molte riviste musicali specializzate: “Turisti Della Democrazia” e “Nilo”. Il primo è stato rilasciato da Lo Stato Sociale; il secondo, del quale si discuterà in questa sede, è stato invece realizzato dai Chewingum. “Nilo” è disponibile dallo scorso 29 febbraio e contiene undici tracce inedite per un totale di circa trentasette minuti di musica. Arriva a quattro anni di distanza da “La Seconda Cosa Da Andare” e a due dall’EP intitolato “Il Disco Si Posò”. Con questa nuova raccolta, il trio di Senigallia prosegue la sua sperimentazione sonora grazie ad improbabili fusioni di stili e generi abbastanza diversi tra loro. Tutto è giocato allora su continui assemblaggi che in alcuni fraseggi si rivelano efficaci, in altri più stravaganti. A non essere persa d’occhio è comunque la dimensione elettronica fatta di synth, campionamenti, programmazioni, drum machine e groove box. Non mancano poi di inserire qualche organo Hammond ed un po’ di chitarre elettriche, necessarie per accentuare le venature funky, reggae e post-punk di alcuni pezzi. Dimostrano un certo debole per la melodia, come testimoniano le frequenti incursioni pop, anche se, in fin dei conti, è netto il distacco dall’immondizia proveniente dal ‘mainstream’ nazionale. Optano per testi in italiano che gli consentono sia di giocare con le metriche sia di essere meno vaghi nei concetti e nelle esposizioni delle proprie idee. Tranne un paio di episodi più intimi (ovvero “Anna E’ La Scintilla” e “L’Assunzione Della Vergine”), i Chewingum dimostrano di prediligere ritmi tanto frizzanti quanto sostenuti. E quest’attitudine è strettamente legata al loro modo di concepire la musica. Una musica frutto di spontaneità ed ironia che, tuttavia, non convince in pieno. Nonostante un discreto equilibrio, è raro incappare in momenti irresistibili. Va comunque apprezzata la disinvoltura, la voglia di tentare nuove soluzioni sino a dare una connotazione decisamente caleidoscopica all’intera raccolta. Ma a parte questo aspetto, l’album non fornisce altri spunti sensazionali per via di un’evanescenza di fondo. Insomma, nulla di trascendentale.
Articolo del
25/03/2012 -
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