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Olden è Davide Sellari, nato a Perugia ma residente a Barcellona, ha 34 anni e la sua passione è la musica. In questo suo primo lavoro omonimo, per l'etichetta catalana Daruma Records, Davide si districa fra canto e chitarra. Olden, mutuato da “Il Giovane Holden”, ma in inglese arcaico ha un suo significato molto vicino alla parola antico. Musicalmente le atmosfere evocate dal suo lavoro sanno di un rum invecchiato bene, mettono una certa melanconia piacevole, di quelle che ti lascia pensare a ricordi impressi nella mente, di situazioni che, potendo tornare indietro, vorresti rivivere più volte (”Once Again”). Su tutto vincono le soluzioni melodiche e gli arrangiamenti di fine grana. A differenza di molti italiani che si prestano al canto in inglese Davide non soffre di una pronuncia storpiata. Gli intrecci vocali, le armonie in stabile equilibrio sono ciò che gli riesce meglio. Alcune aperture e cambi inaspettati richiamano la lezione dei grandi del passato, Beatles e Beach Boys su tutti (”I Don’t Wanna Pray”). Chitarre acustiche, ritmica lineare e richiami folk ben congeniati si trascinano dietro i minuti senza che l’ascoltatore si renda conto del tempo che passa. Per ascoltare Olden è necessaria un’attenzione mirata e continuativa verso tutti i piccoli riferimenti disseminati nella sua musica, ma è anche un’operazione estremamente fluida. Il suo lavoro è facilmente assimilabile grazie al potenziale radiofonico contenuto in ogni singolo brano (”You”). Partita come una via di mezzo fra “The Lemon Tree” e un brano degli onnipresenti e pestilenziali scarafaggi liverpooliani, ”Jim And Jane” danza su un valzer ritmico in cui gli intrecci vocali la fanno da padrone. Echi di Neil Young (”When The Rain Stops”) e Grant Lee Buffalo in lontananza aggiungono un pizzico di sale in più che rende questo disco un piatto saporito, dai sapori contrastanti ma equilibrati. Timbrica pulita e chitarre languide, che si muovono sinuose su una bella melodia, creano la struttura di ”Drab”, altra punta di diamante insieme a ”My Present”. Chiude l’opera ”When You’re Dreaming”, una ballata intima, dai toni delicati e ricchi di pathos, dove Davide si abbandona all’ispirazione trovata dentro se stesso, senza lasciarsi influenzare da niente e nessuno. I due unici nei che riusciamo a trovare nell’esordio di questo cantante sono legati alla lunghezza dei brani che alimenta un senso di ripetitività dannosa (”Another World”), e la serrata vicinanza stilistica ai fab four che sulla lunga distanza diventano una presenza capace d’adombrare le pur buone qualità di Sellari. Al di la di questi piccoli appunti, aggiustabili in corsa, esame superato brillantemente!
Articolo del
06/04/2012 -
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