Sfanto Sfanto 2012 CD autoprodotto di Stefano De Stefano

Questo lavoro di Sfanto rappresenta una via di mezzo tra un demo e un Ep ufficiale ma quello che risulta chiaramente è lo spirito sincero e folk che anima le 7 canzoni registrate quasi interamente da solo; per la cronaca, l’autore è di origine italiana ma vive da alcuni anni a Londra dove si destreggia tra registrazioni audio e videoclip.
Ascoltando Sfanto viene subito in mente Elliott Smith, un po’ per alcune accelerazioni elettriche (poche a dire la verità) e tanto invece per il modo di cantare, la composizione e soprattutto l’attitudine a creare dei piccoli bozzetti melodici in cui il piano e la chitarra acustica la fanno da padrone. Gli studi classici di piano si fanno appena sentire poiché di tanto in tanto compare un gusto accademico nel modo in cui è concepita e arrangiata la gran parte di questo demo; e la cosa non è uno punto a sfavore perché mette decisamente in luce la forte vena melodica di Sfanto, che non sa ancora decidere se gli piacciono più i Beatles o i Beach Boys.
“Gray Day” è uno dei momenti migliori, con quell’intreccio di chitarre acustiche e pianoforte che conduce a un ritornello decisamente efficace grazie all’uso di tastiere e percussioni; mellotron, armonizzazioni e groove scanzonato per la successiva “Like A Serenade” che ci dice chiaramente che il ragazzo è in possesso di stoffa pregiata e non sfigurerebbe di certo in un Rough Trade Shop nell’East London. “Miss Kubelik” è puro e spensierato cazzeggio a metà tra Blur e i Supergrass di “I Should Coco” mentre la finale “My Reward” è una notturna ballata pianistica supportata dagli archi e dai flauti che “calls it a night” chiudendo un demo che in realtà non è un demo ma qualcosa che dovrebbe quantomeno attirare l’attenzione di qualche addetto ai lavori lì in terra d’Albione.