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Stufo di essere un dandy misantropo, Jet Set Roger canta la sua poesia “In Compagnia Degli Umani”, il suo ultimo lavoro. Il bresciano Roger Rossini è capace di conciliare il pop anni '60 con il glam rock anni '70 grazie a un'abbondante dose di ironia: non è un alieno, non giudica con superiorità, ma con fare inquieto annusa mode e conformismi per riuscire a prenderne le distanze e rimanere così indipendente e coerente con la propria identità. L'atipico musicista, nato a Londra nel 1973, si dimostra infatti maturato, non solo negli arrangiamenti, ma anche nei testi: amaro, ma con illusioni e speranze; ironico, ma solo per nascondere il pessimismo più forte. Scopriamo insieme gli undici brani registrati al Mikor Studio da Michele Coratella, con il contributo di Pietro Zola alle chitarre, Carlo Dall'Asta al basso e Marco Guerrini alla batteria, il resto della band (non a caso soprannominati “Gli Umani”). “In Compagnia Degli Umani” inizia con l'omonima title track, malinconica e anni '60 nella strofa, più dirty nel ritornello, ma l'ironia del cantato diventa noiosa a lungo andare; stesso registro per “Canzone Dell'Estate”, che almeno contiene più sentimento e un certo languore. Il glam rock di “Ucciditi O Crea” è molto vivace, impreziosito da un ottimo assolo; dopo le tastiere retrò di “Sono Un Burbero”, ecco l'hard rock de “Il Grande Dittatore”. Poi “Guarda Fuori”, profonda nelle strofe, via via sempre più intensa; “L'Uomo Con La Lametta” sembra il ritratto di un attore in un capolavoro del cinema noir, emozionante e senza tempo. Grande energia in “Meditando Vendetta”, piacevoli atmosfere anni '80 grazie ai riff di tastiere in “Ti Avvelenerò”, la traccia più breve del disco; “Ragazzi Perduti” ha buona verve, ma non si distacca da quanto già sentito fin qui. Dulcis in fundo, “Arrivederci Bella Gente”, che rivela un impeto mai mostrato prima, grazie a riff avvolgenti e ben armonizzati: meglio tardi, che mai. Senza dubbio un disco maturo e di qualità, in cui liberare estro ed espressività. Tuttavia, non bastano testi ironici e di grande poesia per fare di un album un buon prodotto: scialbo, (quasi) mai incisivo, con un sapore retrò e vintage che rimane come imprigionato nel passato, fine a se stesso. Senza energia, senza movimento, senza dinamismo: questo disco ha ben poco a che fare con una serata... in compagnia degli umani.
Articolo del
13/04/2012 -
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