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Sembrano usciti direttamente dagli anni ‘90 i romani Soul Of The Cave, questo è poco ma sicuro; la miscela esplosiva di Smashing Pumpkins, Soundgarden, Placebo, Alice In Chains e compagnia bella è facilmente riconoscibile a qualunque orecchio minimamente allenato. Fermi, non scappate: nessuna ‘operazione nostalghia’, questa volta siamo di fronte a una band che sa il fatto suo e che sa anche come fare propri gli insegnamenti dei ‘maestri’. Pertanto, i SOTC si differenziano nettamente dalle tante band-fotocopia che ripropongono ossessivamente la stessa esausta, sterile ribollita di grunge e stoner. Il concetto è chiaro sin dalle prime battute in stile noise di ”Foxes And Fruits” e dai riff scivolosi di ”New Sonic Dreamers”, che mettono in pista, tra l’altro, liriche peculiari, decisamente criptiche, talvolta allucinanti. Più debole ”Karimba Ramba”, che non si fa ricordare particolarmente. Torna alta la tensione con ”Friend Sheep”, brano particolarmente catartico ed emozionale, con tanto di sfuriata finale. Immancabile la ballad, ”The Present”; e arriviamo infine alla parte migliore dell’album, dove l’energia incontenibile dei Soul Of The Cave si stempera in torbide atmosfere alt-metal in ”My Sweet Deafness”, “Muddle”, “The Treatment”, “Azathot”, magnifiche negatività che si attorcigliano all’anima imprigionandola per giorni. La bonus track ”Scream”, a dire la verità, non dice granché, ma siamo in dovere di consigliarvi il fantastico video che ne è stato tratto. ”The Treatment” è la dimostrazione di come un genere, che molti identificano in maniera assolutistica e inderogabile, con un ben preciso decennio della storia del rock, possa essere ancora oggi in continua ed avvincente evoluzione. A patto che si abbiano idee, tecnica e carattere, che ai SOTC certo non mancano.
Articolo del
18/04/2012 -
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