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Cookies Trio
Cookies Trio EP
2012
La Fonderia Musicale
di
Alessandro Basile
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Non è mai semplice giudicare un progetto musicale sulla base di un EP, specialmente se si tratta di una produzione d’esordio. E il compito risulta assai più arduo quando la durata complessiva del disco sfiora a malapena i sedici minuti. Eppure, attraverso cinque composizioni inedite, il Cookies Trio riesce a mettere bene in luce quelle che sono le sue principali connotazioni stilistiche. Si avverte il desiderio di sviluppare un pop leggero e frizzante, reso essenziale negli arrangiamenti dove a prevalere sono soprattutto i deliziosi intrecci chitarristici. Del resto l’obiettivo primario della band è quello di ricreare in studio lo stesso atteggiamento unplugged che caratterizza le esibizioni live. Per questo il sound generale risulta abbastanza asciutto, ma non comunque scarno. Dai testi – rigorosamente in italiano – e dall’interpretazione canora del frontman Gabriele Marzola, si scorge la volontà di dare una chiave di lettura fondamentalmente sarcastica e spensierata alle maggior parte delle canzoni. Ciò accade anche negli episodi più impegnati dal punto di vista tematico: si prenda ad esempio un brano come Disoccublues, seconda traccia in scaletta. In questo caso il complesso biellese narra, in maniera apparentemente grottesca, le disavventure di un giovane neolaureato il quale, nonostante un notevole bagaglio culturale acquisito negli anni, non riesce a trovare alcun tipo di lavoro adatto alle sue reali potenzialità. La miniraccolta si apre con Lodovico, breve storia d’amore dei tempi moderni raccontata però con un curioso registro anni Trenta. Molto più movimentate sono invece le atmosfere di Bon Sexe, singolo apripista dell’EP che si contraddistingue per il delizioso taglio manouche, in bilico tra le sfumature retrò di Django Reinhardt e quelle più moderne di Francesco Forni. Chiudono il tutto Spazio Senza Tempo e Se Mio Nonno Avesse Fatto Il Benzinaio Avrei Percorso Molta Più Strada. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad componimento brillante e ritmato, dotato di un testo tanto liberatorio quanto schietto. Discorso diverso per la quinta e ultima take, una ballata intimista ed ispirata, meno accesa rispetto agli altri quattro pezzi del disco. Tirando le somme, si può dire che il progetto non sia malvagio. Ci sono spunti graziosi e si nota la voglia di proporre qualcosa di originale, poco consueto, senza però tralasciare l’orecchiabilità. La formula è interessante anche se lo spirito ironico, alla lunga, può stancare. Convincono i passaggi strumentali grazie ai pregevoli virtuosismi chitarristici. E forse è proprio su questo versante che i tre musicisti dovrebbero insistere in prospettiva futura.
Articolo del
06/05/2012 -
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