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U'Papun
Cabron!
2012
Just Play Music/Goodfellas
di
Giuseppe Celano
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L’opener Cabron!, del nuovo disco dei U’ Papun, parte a razzo sulla falsa riga del sound chitarristico di Link Wray. Ma questo è l’unico punto di contatto con quel tipo di musica. Loro suonano tutt’altro, giocano in modo sarcastico con le parole e la musica, usano melodie appiccicose come melassa, chitarre distorte ma sapientemente smussate in studio. La ritmica danzereccia miete vittime e insieme ai testi curati e alla cura dei dettagli degli arrangiamenti sono le carte vincenti di questo lavoro. Meglio fa la successiva Indiesposto, un perfetto risultato alchemico in crescendo che ricorda il lavoro di Stewart Copeland con chitarre acide che si stemperano nel ritornello dalla presa imbattibile. Potremmo considerarli una band tragicomica che ha voglia di sputtanare una società, quella italiana, andata in malora già da un pezzo. L’equilibrio sta nella capacità di colpire attraverso il sound potente, ma altrettanto melodico, e parole seriose ma completamente avvolte da una ironia incontenibile. Ottima l’interpretazione vocale di Alfredo Colella e della sua voce acidula. Non è da sottovalutare il fraseggio fra la band e l'orchestra d'archi curata dal maestro Leo Gadaleta. Il suono si gonfia senza diventare pomposo, l’aggettivo che si affaccia spesso durante l’ascolto è equilibrio. Usano il piglio di Elio E Le Storie Tese ma se ne discostano velocemente, penetrano nella struttura sociale e ne raccontano tutti i luoghi comuni, le mediocrità, l'omologazione, la censura, il delitto passionale e il suo alter ego materialista (Amore Cialtrone). In Cabron! convivono, senza sgomitare, cantautorato e musica etnica, jazz e tradizione popolare su base rock, attitudine punk e ritmica reggae (L’ultimo). Non mancano ballate al vetriolo come Terra Madre e Arte Spicciola, in cui spuntano tutta la loro capacità di inventare soluzioni melodiche efficaci. Il sentito omaggio al nostro Giorgio Gaber, che molti anni fa aveva iniziato con altrettanta ferocia questa dissezione della società italiana, è un altro capitolo riuscito di questo lavoro. Insomma al secondo capitolo i nostri centrano la mèta mettendo a fuoco ciò che già in nuce era contenuto nel loro precedente lavoro.
Articolo del
08/05/2012 -
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