Nicotine Alley Upstairs 2012 Marvel Hill Records di Daniele Bagnol

Basta solamente il nome di Jennifer Gentle (ex band di Paolo Mioni) per far drizzare le orecchie su questo secondo progetto dei Nicotine Alley, perché chi si è aggirato anche solo furtivamente nel sottobosco della fauna psichedelica made in Italy di inizio nuovo millennio non può non essere incuriosito da tutte le relative dilatazioni che ne sono scaturite successivamente: e da qui poi scopri anche che questo terzetto padovano ha una sua indipendenza niente male, staccatisi dal cordone ombelicale materno già con l’ ottimo esordio “Steal Another Hour From the Night”.
In questo nuovo “Upstairs”, episodio numero due, c’è un’atmosfera catartica e incellofanata à la Morrison Hotel, con un largo uso di chitarre che tracciano la rotta in cui puoi permetterti di perderti tra gli assolo, in una ragnatela colorata di blues. Stilisticamente i Nicotine Alley raggiungono un ottimo assortimento, tutti schiacciano il pedale dell’acceleratore nella stessa direzione arrivando ad un territorio sonoro di buon livello e ben arrangiato anche grazie alle mani sapienti di Marco Fasolo: da sottolineare poi le doti dei singoli, visto che la base ritmica è stata registrata in presa diretta e successive sovraincisioni.
Aldilà dell’apertura Hey più vicina al power pop, il resto del lavoro vira tra atmosfere lunatiche (When Summer is Gone), dipinti di paesaggi onirici in chiaroscuro oltre il muro del suono (Wash), cuori solitari (This Fields of Grey) e momenti di giubilo musicale allucinogeno (l’infuocata e piacevole Going to the City), il tutto cadenzato dal battito della chitarra.
“Upstairs” risulta alla fine una derivazione ipnotica tra il blues psichedelico che ti affoga negli USA un po’ 60s e un po’ 70s, ed il country alla Neil Young (la chiusura More Than Alive): questi Nicotine Alley rispecchiano la polverosità ed al tempo stesso la lucentezza di una cometa.