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Spasulati Band
La Vida
2012
MK Records
di
Stefano Torrese
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Il processo di mediterranizzazione della musica ha portato ad uno strano melting-pot di generi che spaziano dai ritmi gitani alle atmosfere arabesche, il tutto mantenuto dal filo rosso del reggae, che sviluppatosi in Giamaica ha i suoi stretti antenati nei ritmi sfrenati delle danze africane. Gli Spasulati sono Fabi "il Zalles" (voce e basso), Carmine "Pizzuti" Guido (Sax), Tony Perri (chitarra e voce), Federico "me Feder" (tastiere e fisarmonica) e Antonio Chiarella (batteria e percussioni); nascono come band nel 1996 a Santa Sofia D'Epiro, piccolo borgo in provincia di Cosenza che conta meno di tremila abitanti, situato nella Calabria che è geograficamente al centro del Mediterraneo e delle sue ondate di influenze musicali. Nel quarto album della band ci si imbatte, come loro tradizione, in un vortice di ritmi in levare, danze patchanka e ska militante che rendono i dieci brani della Spasulati Band il punto di riferimento per tutti gli amanti del genere. Ad eccezione di "Vagabondi" che viaggia tra il punk dei Gogol Bordello e lo ska adolescenziale alla Shandon il resto di "La Vida" è nettamente diviso in due emisferi che si intrecciano, si sfiorano ma non trovano mai un punto di incontro. Una dicotomia che vede di fronte un lato pop e romantico cantato in italiano e un altro virato verso sonorità ska più veloci e danzereccie cantato in arbëreshë, minoranza linguistica parlata in alcuni paesi dell'Italia Meridionale nata dalle migrazioni albanesi. Brani come "Adesso se puoi" e "Waiting for my love" hanno un ritmo reggae lento ed estremamente orecchiabile mentre "Pagueç", "U e TP" e "Og o jo" rispecchiano il lato più ska del gruppo. "Waiting for my love" è il pezzo dalle sonorità più commerciali con richiami agli Africa Unite e Bluebeaters ma c'è spazio anche per danze dal sapore folk alla Modena City Ramblers, come nell'iniziale title-track "Vida" e nella travolgente "Brucia", e una buona dose di dub dell'intramontabile Lee Perry in "Somenate u zgjova". "Kultura nderron" infine è un reggae contaminato dagli ultimi Clash con una venatura romantica. L'ultimo album della banda arbëreshë segna un ritorno alle radici reggae, più congeniali alla loro natura. Un suono particolare ed intenso che raggiunge ottimi risultati ma si perde nell'indecisione collettiva. L'album dà l'impressione di non suonare come un unico disco ma come dieci buoni brani messi lì un po' alla rinfusa.
Articolo del
11/07/2012 -
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