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Il progetto Sonda, nato nel 2005, si propone di stimolare la creatività delle band emergenti dell’Emilia-Romagna, ergendosi così a fucina di giovani talenti, stimolati e consigliati concretamente da sette esperti in campo musicale. Questo ”Volume 2” individua ben 15 band che si sono cimentate ciascuna in un brano di propria creazione, sfruttando questa occasione di straordinaria visibilità. Fanno da apripista gli infuocati The Villains con Fire In The Ballroom, rievocando il rock anni ’80 e spaziando anche nel punk alla Blondie maniera. Seguono i Sun On Sunday, i cui riff trasudano di puro rock’n’roll vecchio stile, riportandoci indietro direttamente negli anni ‘60. Il mood del disco si interrompe e cambia direzione, quando come terzo brano troviamo le poesie in musica dei Collettivo Ginsberg (Inno alla morte di G. Ungaretti e Papà morte blues di A. Ginsberg). Stesso stile iniziale e simile enfasi del Teatro degli Orrori nella loro rilettura di Majakowskij, anche se musicalmente il gruppo bolognese risulta più orientato al jazz/blues. Delicata e leggermente naive invece Moving Barley, prima voce femminile nello scorrere dell’album, a cui segue il pop-rock dei Frankspara, che incamerano uno stile a metà tra Max Gazzè e i Negrita. Mischiano ska e folk balcanico invece i Tange’s Time, sfoderando un genere che potrebbe adattarsi benissimo alle vecchie balere di zona, divertente e popolare. Spingono sull’acceleratore i My Speaking Shoes, succhiando linfa dagli Smashing Pumpkins, in un hard-rock moderno e sanguigno, tra eccessi vocali e frastuono di batterie. Nel resto del disco troviamo il pop melodico di Grazia Cinquetti e Nicoletta Graziani, alternato al rap (per altro un po’ ripetitivo) dei Nuovalinfa, per poi imbattersi nella psichedelica dei Shelley Johnson e nel punk-rock dei Simple Shoot, che ricordano con la loro Son of Nobody i primissimi Green Day. Le ultime battute sono degli Shijo X, che danno una bella sterzata elettronica all’atmosfera del disco e di Giovanni Baiardi, con il suo pop-rock tipicamente italiano, leggermente sottotono rispetto agli altri. Il colpo di coda aggressivo dei Dobermann Trio manda all’aria tutte le sonorità precedenti, rompendo gli schemi con il rock sperimentale, a tratti puro metal, fuori dalle righe. Frasi come “l’Italia non aiuta i giovani artisti” e “i cantanti ormai provengono solo dai Talent Show” riecheggiano fastidiose nella nostra mente e ci perseguitano da un po’troppo tempo. Questo album, con il suo contenuto cangiante e una notevole commistione di stili, ne rappresenta una buona smentita.
Articolo del
20/07/2012 -
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