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Gattamolesta
Vecchio Mondo
2012
Felmay
di
Antonella Castaldi
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Nessuno potrà senz’altro mettere in discussione la bravura musicale dei Gattamolesta che con gli strumenti – bisogna ammetterlo– ci sanno fare: non sono dei “dilettanti allo sbaraglio” colti da un improvviso invasamento dionisiaco, e questo lo si capisce sin dal primo ascolto del loro ultimo album “Vecchio Mondo” firmato Felmay. Occorre anzi riconoscere che Andrea Gatta e soci, quando vogliono, riescono a creare dei ritmi brillanti, gasati accostandosi qua e là a suoni balcanici e realizzando ballate gitane in versione punk non senza l’aiuto di strumenti tipici quali trombe, violini e chitarre flamenco. Non a caso, infatti, c’è chi ha ribattezzato i Gattamolesta con il nome di ‘spaghetti balkan band’ volendo però sottolineare in maniera alquanto paradossale, oltre al gusto vagamente gitano, addirittura un fantomatico << lirismo morriconiano >> chiaramente assente nell’album: va bene apprezzare i Gattamolesta, ma le eccellenze lasciamole stare se non si vuole incorrere in paragoni azzardati e soprattutto decisamente infondati! Nonostante l’inconfutabile originalità di alcune tracce in cui Andrea Gatta fa del sarcasmo la sua arma vincente (tra tutte Cinghiale Matto, Il Figlio Del Pueblo, Otto Orangutan), tuttavia l’insolita band romagnola sembra rimanere intrappolata nel suo mondo, legata alle solite tematiche partitiche di protesta contro una politica corrotta e trasandata, e di denuncia nei confronti di una società ormai spenta, deperita, portata alla deriva, farcendole di riferimenti a famose canzoni del passato -non si sa se cercati o meno- ( i versi << chissà che cosa mai sarà della mia vita chi lo sa/ so far tutto o forse niente ma da domani forse si vedrà >> ricopiano fedelmente quelli di “Che Sarà” cantata dai Ricchi e Poveri al Festival di Sanremo del 1971) e trattandole non senza cadere in contraddizione: se i Gattamolesta si fanno subito promotori di idee di libertà, poco dopo sono i primi, invece, a puntare il dito contro chi quella stessa libertà la esprime in forma di critica o di opinione (<<… cosa ne sai cosa ne sai critica critica cosa ne sai/che cosa sai di cosa è buono o no?/come fai a capire chi è un poeta o no?/Se ti mando a “quel paese” in modo meno candido/per tutti noi è un verso splendido…>>). Nessuno vuole che i Gattamolesta << vomitino canzoni intelligenti >> apparendo << sorridenti e glitterati >> , ma in periodi difficili come questi che stiamo vivendo si vorrebbe forse ascoltare qualcosa più propositivo e di meno catastrofico, demolitivo, polemico e denigratorio: insomma basta con questo “Vecchio Mondo” che ci ha abbastanza seccati!
Articolo del
20/08/2012 -
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