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Garden of Alibis
Colours
2012
Hertz Brigade Records
di
Antonella Castaldi
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Dalla loro parte i Garden of Alibis (GOA), classe 1989, hanno solo la giovane età, ottimo “alibi” per presentare e diffondere al pubblico un album del “livello” di ”Colours” che, titolo e copertina a parte, non ha proprio nulla di colorato. Nati e cresciuti a Torino, i GOA affermano di essersi formati come gruppo da ben 10 anni (praticamente dei poppanti) e di voler fare ostinatamente i musicisti, e “Colours” è il loro album d’esordio uscito il primo luglio 2012, ma già distribuito anticipatamente con la rivista XL a partire dal 31 maggio in una versione con tracklist semplificata con il preciso scopo di allargare il più possibile il pubblico degli ascoltatori. Ma siamo proprio sicuri che i GOA vogliano fare davvero i musicisti? E quale pubblico vorrebbero arruffianarsi? Certo, difficile pensare che gente con un minimo di cultura musicale possa essere realmente attratta da musichette leggere e insipide, dal gusto spiccatamente adolescenziale, che lasciano il tempo che trovano e che possono anche andar bene per una stagione, ma solo perché scandite da un ritmo ossessivo e ballerino (si pensi al singolo Wicayo). L’unico destinatario e fruitore-tipo di “Colours” sembra essere il pubblico dei giovanissimi, il che non è poco sotto il profilo squisitamente commerciale: basta mettere in circolo Wicayo e vedremo presto migliaia di ragazzine che si strappano i capelli al nome di Garden of Alibis. Ma il business non è sinonimo di talento, e i GOA ne sono un esempio se non dimostreranno in futuro più maturità ed inventiva. “Colours”, al di là del nome, non presenta colori: al di là di Wicayo che offre una melodia abbastanza orecchiabile, è un album piatto in cui non ci sono qualità né vocali né sonore. I GOA, che tra l’altro presentano alcune assonanze con i dARI, farebbero meglio ad imparare che non basta il solo piacere di suonare con l’aiuto di sintetizzatori e di chitarre per fare di una musica “zompettante” e ritmata una buona musica, se non vogliono vivere l’ebbrezza di una fugace fama per poi sparire nell’oblio, come capita sempre più spesso a tante giovanissime band, italiane e straniere, che rimangono come folgorate dal lampo di un unico successo. Il tempo per fare una bella autoanalisi e procedere con un’eventuale revisione ce l’hanno, data la giovane età. Li aspettiamo al prossimo varco, ma per ora hanno forato.
Articolo del
02/09/2012 -
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