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Devo fare delle premesse: la prima è che il sottoscritto adora il funk, pur ammettendo di non esserne un grande esperto (infatti mica ho riconosciuto tutti i pezzi dell'album), mi piace da impazzire quel suo ritmo incalzante, le chitarre sincopate, i fiati, l'hammond, un genere che unisce alcune delle caratteristiche che preferisco del blues e le valorizza con quell'atmosfera frizzante che ti fa battere i piedi e ondeggiare la testa (almeno a me). Seconda premessa: non sono un grande fan invece degli album di cover, se si esclude “The Spaghetti Incident?” e pochi altri, insomma non ho nulla contro le cover, ma addirittura un intero album. In ogni caso poco importano i miei gusti, ma era solo per mettere le cose in chiaro prima di parlarvi di questi Four Funk, quartetto di assi che ci propone ”Free”, come già accennato album di cover che è un validissimo bigino del funky. Rapida presentazione della band: Andrea Ranfa alle voci, comincia con i musical e collabora anche con un certo Ian Paice (mai sentito nominare?); Keki Andrei alle tastiere, collabora con Solieri, ancora Ian Paice, Bocelli; Daniele Nesi al basso, lui invece si è esibito ad esempio con Guccini, Conte, Mingardi; Carmine Bolisi alla batteria, già con Rudy Riotta. In più ci sono come special guest Andrea Braido alla chitarra e Vittorio Alinari al sassofono (il primo già con Vasco, Mina e Patty Bravo, il secondo con l'orchestra Rai, Jovanotti). Ci tengo a precisare che dalla cartella stampa ho preso solo alcuni esempi della carriera, delle collaborazioni e delle esperienze dei quattro componenti della band, la lista sarebbe molto più lunga, ma era soltanto per farvi capire che il gruppo ha una grande esperienza e che di gavetta ne hanno fatta! Presentati i musicisti, passiamo alla musica, fra le mie preferite e le meglio riuscite troviamo, in ordine sparso: A Real Mother for Ya (Johnny Guitar Watson), Coconut Boogaldo (Medeski Martin & Wood), Straight Ahead e Truth (Brian Auger), Alright (Derek Truks Band). Se siete appassionati di funky probabilmente le conoscerete già, se non lo siete sono un ottimo biglietto da visita. L'album è quindi un perfetto ‘bigino’ per avvicinarsi ai grandi del funky anni '70, ma anche a gruppi più recenti, per scoprire sonorità magari non così conosciute e suonate alla grande da questi quattro (più due) musicisti che davvero regalano un'ora di grande, grandissima musica: in più con un pezzo scritto da loro Regretted, che apre l'album e che perfettamente si inserisce nella lista dei grandi classici che si ascolteranno. A chiudere c'è poi la travolgente Braidus Check, un nome un programma, che mi ha fatto esibire in una performance di air-guitar della quale sono particolarmente orgoglioso. Ps - Ovviamente tutto, o quasi, in presa diretta, così si fa!
Articolo del
07/09/2012 -
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