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Progetto ambizioso quello dei materani Wormhole, attivissimi dal 2003 sia in sala di registrazione che nel vortice dei festival locali e non. Convinti sperimentatori sin dagli albori della loro carriera, i Wormhole sono passati da un post-rock dalle venature oscure al gothic rock in parte elettronico del full length ”The String Theory”. Di gusto piuttosto mainstream, l’album non è privo di aspetti interessanti, ma qualche difettuccio lo fa un po’ avvitare su se stesso. Idea di partenza ambiziosa, dicevamo, forse troppo per la condizione attuale del gruppo, e come sempre puntare in alto va bene, ma bisogna fare doppia attenzione agli scivoloni. Uno splendido artwork che sicuramente manderà in solluchero a prima vista ogni dark che si rispetti e i titoli di gusto decadente suggeriscono delicati e mortiferi affreschi di Eros e Thanatos, anche se l’album è effettivamente più orientato su sonorità alla Evanescence o Lacuna Coil (più i primi che i secondi), entrambi ben conosciuti anche nell’infido e ambivalente territorio della top ten. Nulla di male, per carità: anzi, l’opener Your Mortal Remains trasmette una bella energia ed è piacevolmente melodica, anche se si nota subito un parziale scollamento della voce della cantante Valentina Marvulli dalla base. Questo lieve sfasamento accompagna un po’ tutto l’album, al punto da far quasi pensare che sia voluto, ma più probabilmente la responsabilità è da attribuire alla registrazione che pialla un po’ il tutto, sacrificando il buon lavoro di Francesco Faniello e Andrea Canitano alle chitarre e di Paolo Bitonto alla batteria, evidenti solo con un ascolto un po’ più arduo. Le tracce tendono un po’ tutte allo stesso registro, la monotonia è dietro l’angolo e una sovrastruttura un po’ abbondante di simboli esoterici, significati reconditi e concept, seppur studiata minuziosamente, non aiuta. Molto meglio comunque la seconda parte, la ‘Cosmic Side’ secondo il concept, della ‘Inner Side’ iniziale. Storyteller ha una bella ritmica heavy, Poupèe de Porcelaine è un brano ispirato e coerente, fluido nello svolgimento, così come la morbida Simon, e la conclusiva Burning My Soul mette in campo una di quelle suggestive melodie di pianoforte che tipicamente ingioiellano questo specifico genere. Sotto diversi punti di vista, a cominciare dalla particolarissima voce di Valentina, “The String Theory” cerca di colmare le proprie lacune di espressività attraverso la tecnica e il puro aspetto estetico della musica. Affidarsi di più alla pancia e al cuore, e meno al cervello, potrebbe conferire un’interpretazione più drammatica a tracce meritevoli come Autumn Leaves e Black Crows In Me. In bocca al lupo.
Articolo del
14/09/2012 -
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