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(Mi) arrivano dal nulla e partono decisi in quarta, motore a benzina o forse idrogeno. Le idee sono chiare, ma volutamente contorte e intricate da una sezione ritmica lucidamente impazzita. Suonano secchi nella produzione, la voce parzialmente filtrata ricorda qualche maledetto cantante che non riesco ad afferrare ma prima o poi mi sovverrà, come ‘mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei’. Ma non è finita perché in mezzo a tutto questo infilano climax psichedelici, atmosfere quasi impalpabili, eteree oseremmo dire. E tutto questo solo nell’opener Ziqqurat. Continuando nel loro percorso, ritmicamente labirintico, si svela l’arcano: i nostri omaggiano le follie degli ultimi King Crimson. Amano gli intrighi matematici e i passaggi psicotropi, ma non disdegnano virate à la Don Caballero e Shellac. Mischiano Tool con i R.A.T.M. scomodando anche i Primus nelle nervose mutazioni di Scarecrow's Gasp. Ma non temete con tutti questi grandi nomi i nostri non perdono di vista la loro meta, non scimmiottano nessuno continuando a rimanere saldamente piantati sui propri binari (Fractal Anathomy). Sono sicuramente insani questi ragazzi, ma di un’insanità interessante e costruttiva, amano cambiare le carte in tavola a fine canzone inventando code strambe e inaspettate (Insanity). ”Fractal” è un disco da possedere in ogni senso, questi ragazzi non hanno nessuna paura di osare, di mischiare i vari elementi ottenendo una ricetta certo non del tutto originale (ma chi lo è veramente oggi?) ma sicuramente fresca e vincente (Red Eye). ‘Aiutati’ da Pierpaolo Capovilla, dopo la collaborazione nella traccia Nicolaj del Teatro Degli Orrori, i Tongs si ritagliano a fatica e con tenacia, in questo marasma di piccoli italianotti furbetti, un angoletto di tutto rispetto che unisce musica pesante, ricerca e sperimentazione. L’album termina con un pezzo in italiano, in cui Capovilla da fondo alle sue elucubrazioni sulla ricetta della pizza (!). I Tongs traslano l’idea di una gang bang nella musica e se a volte il tutto sembra non avere un fine preciso, subito riappare la linea conduttrice che riprende dai capelli l'ignaro e spiazzato ascoltatore. Tutto è suonato alla grande, con volumi da sanguinamento, se pensate anche solo per un attimo che i nostri compaesani abbiano giocato alla nuova moda “War of loudness” per camuffare con i volumi una mancanza d'idee allora vi sbagliate di grosso. Li promuoviamo con volti alti che potrebbero diventare eccellenza se nel prossimo disco metteranno a fuoco alcuni particolari. Giù il cappello per i Tongs.
Articolo del
22/09/2012 -
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