|
Risale al maggio scorso la pubblicazione di “Tradizione Elettrica”, nuovo progetto discografico realizzato dallo chansonnier livornese Luca Faggella assieme al chitarrista, compositore, produttore Giorgio Baldi. Se lo si poteva recensire prima? Certamente. Ma il fatto che il disco sia giunto in redazione solo nel corso di questa estate ha scombinato un po’ i piani. Tanto vale allora ringraziare lo staff della Voce Del Gregge, cortese e disponibile nell’inviarcene una copia. Dunque, a maggior ragione, e anche a costo di risultare anacronistici, vale comunque la pena spendere qualche nota di riguardo per un album forse non straripante in quanto ad idee ed originalità, ma sicuramente valido in fatto di produzione e di coerenza sonora. Del resto a realizzarlo sono state due personalità di spicco, due punti fermi della musica leggera italiana. Se Faggella, ad oggi, risulta essere uno degli autori più eccentrici e talentuosi in circolazione, Baldi si può invece considerare come una garanzia tanto dal punto di vista compositivo quanto sotto l’aspetto produttivo. Braccio destro di Max Gazzè da un quindicennio circa, il musicista capitolino ha dimostrato negli ultimi anni di sapersi disimpegnare alla grande in contesti molto diversi tra loro, passando da collaborazioni squisitamente pop – c’è il suo zampino in due bei dischi di Raf, ovvero “Ouch” e “Passeggeri Distratti”, sfornati tra il 2004 e il 2006 – a produzioni musicali soliste di matrice strumentale.
Così, ad un paio d’anni di distanza da “Ghisola”, Lp rilasciato dal solo Faggella, si rinnova e si perfeziona il loro connubio artistico. Questa volta però l’impronta musicale di Baldi risulta maggiormente marcata, specialmente nel taglio sonoro generale che si è scelto di dare alle dieci tracce presenti nella raccolta, all’interno della quale figura anche una rivisitazione molto interessante di Va (pezzo storico del maestro Piero Ciampi). “Tradizione Elettrica” si contraddistingue fin dal primo ascolto grazie ad atmosfere volutamente cupe, basate su progressioni chitarristiche inquiete, a tratti capaci di rievocare sfumature post-punk e darkwave. Tali impressioni si palesano proprio nella canzone d’apertura, ossia L’Attore É Ancora Vivo. Non mancano tuttavia elementi più morbidi nelle composizioni che seguono, spesso tendenti a rispettare i semplici schemi della forma canzone (è il caso di Quattro Giorni Quattro, Vipere, Montecristo e della title-track Tradizione Elettrica) ma pronte anche ad aprirsi alla sperimentazione. La conferma, in questo caso, arriva da pezzi sicuramente più ambiziosi e spigolosi come Catarsi Perdita Offerta ed Olimpia.
Tra le altre cose, il testo di quest’ultima take è firmato dallo stesso Faggella assieme al figlio Elia e Girolamo Santucci. É forse in questi due episodi che il disco riprende quota. È lì che il duo riesce a fondere come meglio non si potrebbe estro e classe, cosa che non si verifica invece nei restanti brani, certamente validi nell’essenza ma pochi suggestivi in quanto a costruzione ed efficacia. Mettiamola così: prima parte discutibile; finale convincente e in crescendo. Al di là di questo si può comunque affermare che, tutto sommato, di “Tradizione Elettrica” convinca quasi tutto. In primo luogo le liriche, come al solito intriganti e sofisticate (si perde qualche colpo giusto negli incisi). Quindi l’equilibrio generale dell’album, curato molto bene nel complesso. E non poteva essere altrimenti. Magari non è un lavoro che fa gridare al miracolo, nel senso che si può fare ancora di meglio. Tuttavia, rispetto a ciò che ultimamente capita di contemplare nella musica leggera italiana, è di certo un prodotto ultimato con sapienza, professionalità. Peculiarità, queste, sempre più rare in Italia dove, nel modo di lavorare, sembrano prevalere fretta e superficialità.
Articolo del
03/10/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|