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2010: quattro giovani amici decidono di formare un eclettico gruppo musicale. 2012: esce l'Ep di debutto dell'eclettico gruppo. In soli due anni la band ha cambiato molto al suo interno, è diventata un sestetto, ha assorbito nuove sonorità, ha ampliato le proprie possibilità, si è fatta conoscere, ha raggiunto l'opportunità di incidere una demo ufficiale. Non a tutte le band capita di imboccare la retta via in così poco tempo. Loro hanno avuto e si sono meritati questa fortuna, puntando su armonie insolite e facendo del carisma la loro arma vincente. Presentiamoli, dunque: i Monrows sono Federica Cafaro (voce, chitarra), Federico Campochiaro (basso), Paola Barra (fisarmonica), Davide Barbuto (clarinetto), Gennaro Baratta (violino) e, ultimo ma non ultimo, il giovanissimo Francesco Fasanaro (batteria). Fisarmonica, clarinetto, violino, chitarre, basso, batteria...musica popolare e musica pop. La tradizione si fa giovane; “Mazel Tov” appare al primo ascolto un album di “canzonette” suonate nei balcani, o da qualche piccola orchestra klezmer...ma l'inglese ci riporta alla verità dei fatti! Sette brani, tutti abbastanza simili dal punto di vista della composizione: intro di chitarra, con arpeggi semplici ed efficaci, arrangiamento che mette in risalto violino e fisarmonica, parte ritmica precisa ma in secondo piano, a completare l'opera, ma senza strafare, voce, ovviamente, protagonista indiscussa. Anche dal punto di vista qualitativo il livello dei brani sembra non cambiare molto: non ci sono tracce molto sottotono, né tracce imperdibili! Tutto l'Ep si lascia ascoltare; aiutato anche dalla durata relativamente breve, non annoia mai l'ascoltatore, che tuttavia può trovarsi un po' disorientato dal cocktail di generi messo in atto. Entrando maggiormente nel dettaglio, ciò che colpisce di più, sia in negativo che in positivo, è il cantato della Cafaro: freddo, cantilenante, melenso nel primo pezzo e negli ultimi, trova una maggiore e migliore espressività nei brani centrali (Come, Fearst, Habanera). Non è un caso che proprio queste tracce risultano le migliori dell'intero ep: la voce si rivela ago della bilancia, unica vera possibilità di differenziazione tra una canzone e l'altra. Proprio per questo, e per il fatto che i testi sono frutto proprio della creatività della cantante, per il futuro bisognerebbe porre maggiore attenzione su questo significantissimo particolare. Tirando le somme: apprezzabile ed encomiabile il coraggio di proporre una musica diversa in un contesto, quello delle giovani band italiane, dominato ormai dai soliti generi affini all'Indie d'oltremanica; accettabile anche il risultato prodotto, tenendo conto del fatto che siamo solo al primissimo passo ufficiale della piccola orchestrina campana; da rivedere la prestazione canora, e in generale la scelta stilistica e compositiva, che richiederebbe maggiore variabilità. Per ora va bene così. In attesa del prossimo “esame”, non resta che augurare ai Monrows buona fortuna, o meglio...Mazel Tov!
Articolo del
08/10/2012 -
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