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Quando si parla di jazz chissà perché la nostra mente è portata quasi sempre ad associarlo all’immagine di artisti stranieri, americani nella fattispecie, senza considerare il fatto che questo genere di musica ha attecchito ormai in tutto il pianeta, Italia compresa: si fanno sempre nomi americani, trascurando la possibilità che ce ne siano altrove e forse dimenticando del tutto che ve ne sono anche in Italia. Quale errore madornale! Vincenzo (Viz) Maurogiovanni infatti, artista barese classe ’76, non è proprio uno sconosciuto in ambito internazionale: vincitore dell’ “Euro Bass Day” 2007 a Verona e del concorso internazionale “Bass master” 2010 a Zagabria, vanta una serie di partecipazioni a manifestazioni nella nostra penisola e all’estero, nonché collaborazioni con nomi quali John Stowell e Phil Hilborne. ”Tempus Fugit” è il suo secondo album da solista che si caratterizza subito, in antitesi col titolo, per un sound placido e intimistico, carezzevole e sensuale, al quale si aggiungono due ingredienti essenziali che ne esaltano la qualità: creatività e sperimentazione. Pur rientrando nel più ampio “calderone” della musica jazz, in realtà il lavoro è il risultato di una commistione di generi ben amalgamati che si richiamano l’un l’altro passando per l’ambient, la movie, la classic e la world music e che testimoniano una certa apertura nei confronti dell’ampio panorama musicale, nonché la - dichiarata - cinefilia di Maurogiovanni. E così, passando in punta di piedi da una traccia all’altra, incontriamo piccole perle che infondono un senso di amabile quiete e tranquillità e che meritano di essere citate per la loro peculiarità di saper fondere abilmente strumenti apparentemente stridenti tra loro, quali il piano, il synth ed il basso. Prima tra tutte certamente Favola Antica, seguita da Sfere, Tempus Fugit e Last Dance, brani che evocano film in bianco e nero o mondi bucolici dove regnano sovrani pace e serenità. In un’ epoca dove tutto corre alla velocità della luce e in cui il tempo sembra sfuggire di mano inesorabilmente, irrimediabilmente, il lavoro di Maurogiovanni, con le sue atmosfere e con precisi riferimenti classici, richiama alla memoria i saggi consigli senechiani su un uso più pieno e più “umano” del tempo, obbligando a fermarci e a riflettere su quale effettivo valore attribuiamo ad un fattore tanto condizionante della vita umana ed in che modo riappropriarcene. Perciò “Tempus Fugit” non è solo un album elegante e convincente, ma anche un viaggio introspettivo che ciascuno può compiere possibilmente nell’intimità di una stanza, in religioso silenzio, lasciandosi cullare solo dallo scorrere delle note…
Articolo del
14/10/2012 -
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