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Matteo Toni
Santa Pace
2012
Still Fizzy Records
di
Stefano Torrese
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Districarsi nel mondo del cantautorato italiano non è cosa facile. Soprattutto da quando, nell'ultimo decennio, le nuove leve hanno intrapreso un percorso di recupero manierista dei grandi maestri degli anni '70. La riscoperta del patrimonio nostrano, con tanto di innumerevoli omaggi, album tributo e cover di ogni genere ha parzialmente cancellato l'interesse per quegli autori con un bagaglio culturale "diverso". L'esordio del modenese Matteo Toni avviene quindi in un momento storico per lui sbagliato. Con la weissenborn poggiata sulle ginocchia e un foot-drum sotto al piede sinistro, il cantante, chitarrista e compositore miscela un blues dal respiro internazionale con una ricca dose di rock ‘made in USA’. Nonostante la collaborazione con Umberto Giardini, in arte Moltheni, c'è poco di italiano all'interno del suo "Santa Pace". Le tracce proposte rispecchiano le influenze d'oltralpe e non nascondono una forte matrice hard-rock soprattutto nei brani d'apertura "Bruce Lee vs. Kareem Abdul Jabbar" e "Isola Nera", scandita da un duetto tra i suoni distorti di Matteo Torni e la sezione ritmica di Giulio Martinelli. La title-track "Santa Pace" e "Alle Quattro del Pomeriggio", invece, sono poggiate su un romantico ritmo reggae. Ben Harper non è certo l'unico ad aver fatto della mitica weissenborn un marchio di fabbrica ma è inevitabile il paragone ascoltando brani come I Provinciali di Nuoto e Melodià che riecheggiano di quel pop internazionale che ha reso celebre l'artista statunitense. Il meglio dell'album avviene quando Matteo Toni sveste i panni del musicista, allontana il fantasma di Ben Harper, e si apre in brani più intimi e delicati come Alle Quattro Del Mattino e Fidati, sussurrata con una semplice linea vocale, suggerita probabilmente da Moltheni, su di un arpeggio che ricorda addirittura John Fahye. La tensione ritmica, con tanto di campane in sottofondo, di Acqua Del Fiume fa da apripista per l'intreccio di chitarre che costruiscono la ballata finale, in odor di anni '70, de Il Canto Di Valentina. Un esordio estremamente coraggioso per Matteo Toni che senza badare alle ultime tendenze mette in fila dieci brani energici e ricchi di un pathos melodico che in Italia ancora deve trovare i giusti canali di ascolto ma che lascia trapelare tutto il talento di questo giovane autore.
Articolo del
21/10/2012 -
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