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Ivory Moon
Dark Time
2012
Spider Rock
di
Arianna Mossali
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Da un po’ di tempo non mi capitava per le mani un album presentato come ‘symphonic-power’ (ormai la sola etichettatura è sufficiente ad impensierirmi…) che riuscisse ad oltrepassare gli stereotipi del genere (leggasi: chitarroni + tastieroni + splendida voce maschile o femminile che fosse + gentile partecipazione di J.R.R. Tolkien ai testi), o quanto meno a rimescolare un po’ le carte in tavola. Nel senso che gli ingredienti sulla lista sempre quelli sono, ma il piglio risoluto e impetuoso dei romani Ivory Moon, giunti ormai al terzo album, discende direttamente da un più classico e corposo heavy metal che irrora e galvanizza ”Dark Time” dal primo all’ultimo riff. La bellezza e il lirismo dei brani sono assicurati dalla nuova vocalist Gabriella Aleo, la cui performance completa alla perfezione quella di Sandro Manicone. New World Order si apre con un convincente groove di batteria, qui la nota “power” è data dal riverbero delle chitarre di Davide Calisse e Fabrizio Zucchini e la parte artistica, ben eseguita, dallo stacco di pianoforte e dalla voce di Gabriella. La bellissima New Horizons intesse tutti gli elementi sopra descritti in una trama complessa, in cui è particolarmente evidente la somiglianza con i Kamelot, soprattutto per la vocalità di Manicone, qui davvero molto vicino al bravissimo Oliver Palotai. Darkness, decisamente hard rock nelle strofe, conferma la capacità della band di esprimersi ad alti livelli anche nei brani più ruvidi e diretti. Apocalypse ha una struttura quasi narrativa e drammaturgica, che la rende particolarmente adatta all’iconografia fantasy del genere. Segue la cavalcata epica e possente di Away. Soul Disguised è forse il brano un po’ più “avvitato” su se stesso, ma probabilmente questo taglio progressive era nelle intenzioni della band. Splendida Heroes, lenta e sofferta, con un riffing di peso e archi malinconici che celebrano il drammatico tema delle morti sul lavoro. The Merchant Of Venice ha una struttura e una liricità più vicina al tradizionale symphonic-gothic metal, e la voce di Gabriella Aloi raggiunge altezze da brivido. Conclude Rogue, un altro brano dal forte potenziale scenico e recitativo, nello stile di Apocalypse. L’album ritrae una band forte, matura, forse anche pronta a passare al livello successivo. Per quanto riguarda “Dark Time”, non si può forse parlare di vera e propria innovazione, ma quanto meno di un ben riuscito tentativo di assemblare in modo un po’ più creativo del solito i componenti di un genere un po’ stereotipato, ma che di sicuro ha ancora diverse buone frecce da scoccare.
Articolo del
27/10/2012 -
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