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Francesco Garolfi
Un Posto Nel Mondo
2012
CD autoprodotto
di
Antonella Castaldi
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L’ascolto e la recensione di un album non richiedono necessariamente speciali competenze tecniche o cognizioni strumentistiche di sorta: basta avere passione per la musica, ascoltarla con il cuore e saper più o meno scrivere – cioè avere una media conoscenza della lingua (italiana nel nostro caso) -. Il bello della musica sta proprio in questo: nella sua universalità e nella sua fruibilità anche da parte di un pubblico non colto e, per così dire, “ignorante”, e non c’è assioma più vero dell’equivalenza tra musica e libertà. Accostandoci all’album di Francesco Garolfi non andiamo certo a giudicare le sue abilità tecniche nell’uso della chitarra, riconosciute e osannate da chi ne ha le competenze, o a valutare il suo curriculum, che pur vanta collaborazioni di gran fama con artisti del panorama nazionale ed internazionale come Ponty Bone, Guy Davis, Bob Brozman e Rob Paparozzi. Ascoltando “Un Posto Nel Mondo” (questo il titolo del suo ultimo album) valutiamo semplicemente la qualità del lavoro nel suo complesso senza troppe pretese e senza dilungarci in dettagli tecnici poco attraenti per un pubblico di profani. Ebbene: nonostante la critica sia ampiamente schierata a favore di questo giovane virtuoso della chitarra (acustica o elettrica che sia), non si può dire che l’ultimo cd di Garolfi sia un capolavoro per ricercatezza e creatività. Al contrario l’album, interamente strumentale (dato questo da non prendere sottogamba insieme al numero di ben 12 “tracks”), risulta di una monotonia preoccupante: i suoni quieti e pacati, piacevoli se limitati a qualche traccia, finiscono per irritare l’ascoltatore quando si dispiegano lungo una sequenza quasi ininterrotta di brani, riproponendo ritmi identici e motivi simili tanto da rendere difficile una distinzione tra le tracce stesse e pesante un ascolto attento e non semplicemente “tecnico” . Certamente alcuni spunti interessanti sono presenti in brani come Luce Dell’Alba ed Impronte che si distinguono dagli altri per una ritmica più decisa, ma due sole tracce non bastano per rendere accattivante un intero album che, alla fine, e dispiace dirlo, manca di grinta e di originalità risultando alquanto noioso. E’ bene ricordare infatti che tecnica e scrittura sono due concetti separati e che non è necessariamente vero che un bravo strumentista sia anche un sapiente compositore-arrangiatore, così come è impensabile affermare che chi sa adoperare la penna è, solo per questo, uno scrittore. Ciò vale anche per Garolfi: abile esecutore sì, ma dotato di scarsa capacità e creatività compositiva. Attendiamo comunque una prossima prova di questo giovane e osannato “talento”, ma per ora non aspettiamoci molto da “Un Posto Nel Mondo”.
Articolo del
10/11/2012 -
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