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Nell'ancora non gelido autunno italiano di questo 2012 ecco presentarsi sul mercato i piemontesi F.O.O.S., con il primo tassello ufficiale della loro discografia, “Showcase”, arrivato ad un anno di distanza dall'ep “Love in the 21st Century”, che tanto bene era stato accolto dall'underground britannico, al punto da permettere al giovane duo italico di effettuare una piccola serie di concerti oltremanica, con tappe anche a Manchester e Londra! Non male per un progetto nato solo verso la fine del 2010 dalle menti di S e F (i membri della band, evidentemente interessati al mantenimento della loro privacy...). Dotati di discreta fantasia e voglia di fare, i due si sono posti l'obiettivo di offrire al pubblico europeo una musica ideata sostanzialmente sui parametri del rock post-alternativo dell'ultimo decennio, sfruttando però tutte le potenzialità offerte dall'elettronica, piuttosto che dai canonici e tradizionali strumenti acustici/elettrici. Forti dunque di idee chiare e di risultati sorprendenti quanto importanti (partecipazione o vittoria in diverse manifestazioni musicali di ambito sia nazionale che continentale), eccoli debuttare ufficialmente con un album audace quanto innovativo, la cui ispirazione di base sembra esser presa un po' dal rock elettronico più anti-commerciale (Prodigy?), un po' anche dall'elettro-pop più passato dalle radio occidentali (e non solo...). Otto tracce di media lunghezza, tutte con testi in inglese, tutte con un groove simile però incisivo, futurista ma borioso...tralasciando la opener e title-track Showcase, e a tratti l'ultima The World We Could Have Built, il resto dell'album risulta improntato ad una tensione adrenalinica alternata a pochi momenti di pausa, come per prendere il respiro dopo una trotto sfiaccante, prima di lanciarsi in un estenuante galoppo! Il tutto condito da un'atmosfera sintetica di gran fascino in alcuni episodi, su tutti Modernmorhpys e il primo singolo, The Monster, ma in fin dei conti troppo ripetitiva, con tracce che sanno un po' di riempitivo, come Riot! ed in un certa misura l'orecchiabile e ciononostante mediocre Hot Coals. Un album piatto nella sua ricerca di spazialità. Non piacerà ai conservatori dello spirito puro e crudo del vecchio e un po' affannato rock. Forse risulterà un po' al di sotto delle aspettative anche per coloro che cercano in questa miscela tra mondi musicali ancora così distanti la soluzione per sconvolgere nuovamente un panorama la cui mancanza di idee convincenti inizia a farsi sentire. Di certo le luci non sono molte (un plauso va sicuramente alla produzione e al missaggio) e le ombre piuttosto scure; tuttavia, imboccata tortuosamente la via del compromesso tra generi, chissà che alla fine i F.O.O.S. non riescano a trarre dal loro giovane progetto frutti al momento solo immaginabili. D'altronde a Torino ci credono, e forse non solo lì...
Articolo del
16/11/2012 -
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