|
A quasi quattro anni dalla nascita ufficiale, i Novalisi danno finalmente alle stampe il loro primo Lp d’inediti. Il giovane progetto trevigiano si presenta dunque al grande pubblico e alla critica del settore con una raccolta molto asciutta e tirata, ruvida nel sound, costituita da dieci tracce registrate fra il Mushroom Studio di Frisanco e il box della stessa band ubicato in quel di Meduna di Livenza. “Per Versi Soli”, questo il titolo del disco, viene pubblicato dalla Face Like A Frog Records in collaborazione con Matteite. A produrlo è Matteo Dainese, in passato già al lavoro con formazioni di tutto rispetto come Ulan Bator, Il Cane, Meathead ed Here. Ma chi sono intanto i Novalisi? Si tratta di un brillante power trio, molto classico nell’impostazione e nell’approccio. Il genere che scelgono di perseguire strizza l’occhio ad un rock secco, immediato, in alcuni episodi predisposto alla dilatazione, e che si avvale di testi rigorosamente in italiano. Al basso c’è Michele Catto, mentre i fratelli Davide ed Enrico Lisotto sono rispettivamente frontman (voce e chitarra) e batterista del gruppo.
Proviamo, a questo punto, a delineare un po’ quello che è il percorso del cd, cercando di fornire un’idea quanto più obiettiva e generale attenendoci alla naturale successione dei pezzi in scaletta. Aemme è il brano scelto per aprire l’album. Si tratta di un episodio abbastanza potente, magari non magistrale e spiazzante nella costruzione, ma sicuramente efficace. Di ben altra indole risultano invece le due canzoni che lo seguono. Di fatti, sia The Clocks, sia Il Soffitto Da Qui (forse i componimenti di maggior spessore dell’interno dell’album), viaggiano su ritmiche meno rapide e, seppur mantenendo un taglio squisitamente elettrico, denotano delle chiare aperture verso dimensioni inquietanti e quasi notturne, intimiste. Stesso discorso si potrebbe fare in realtà anche per la quarta traccia in scaletta, vale a dire Quello Che Rimane, per certi versi ipnotica ed abbastanza ispirata nelle liriche. Con Sbagli si torna invece a calcare un registro più graffiante, almeno nella prima parte. La seconda, in maniera alquanto inaspettata, denota in effetti un’accezione quasi sospesa, straniante; il che si rivela una scelta tutto sommato interessante, proprio perché non del tutto prevedibile, soprattutto alla luce di un “attacco” fulmineo e dal piglio quasi pop rock. Poco convincente è poi La Speranza, vagamente minimalista nell’arrangiamento e un po’ troppo semplice nel testo. Con Surf Su Sangue le sonorità tornano ad essere più articolate e complesse, anche se lo sviluppo della canzone lascia poi a desiderare. Ad intrigare sono giusto i due incisi, sulla falsariga di quelli presenti nelle già citate The Clocks e Il Soffitto Da Qui, ben sorretti dalla sezione ritmica e dal discreto muro di suono creato dalle chitarre elettriche. Se in Neranima i toni appaiono di nuovo cupi e soffusi, ma non per questo entusiasmanti (nemmeno nel finale in crescendo), Stille permette alla raccolta di riprendere improvvisamente quota, se non altro grazie alla nuova preponderanza delle chitarre. Anche qui, sia chiaro, non si è comunque di fronte a qualcosa di trascendentale. Noi va infine a chiudere il tutto, e lo fa in modo tutto sommato dignitoso con la vagonata di suoni elettrici che si mescolano con quelli sintetici di partenza.
Cosa dire allora, e in conclusione, di “Per Versi Soli”? Sicuramente che è un disco non proprio malvagio, c’è una buona quadratura e la pateticità è fortunatamente tenuta alla larga. L’unico problema, sempre se di “problema” si può parlare, è che gli manca qualcosa per riuscire a conquistare quella fetta di pubblico alquanto esigente. Ci vorrà maggiore esplosività nel sound e più ricerca nei testi per imporsi su scala nazionale in futuro, sempre che questa sia una delle prerogative principali dei Novalisi, progetto da non snobbare affatto e al quale dare comunque fiducia a partire da adesso, in attesa di nuove produzioni intriganti.
Articolo del
24/11/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|