Caspita se fanno sul serio i Maieutica, rockers padovani col pallino della filosofia e del teatro: con quel nome, e il consequenziale titolo ”Logos”, devono aver fatto drizzare i capelli in testa a tutti i maturandi all’ascolto. Diamine, il buon vecchio Socrate in versione rockstar è praticamente la sintesi dei nostri peggiori incubi di liceali lavativi (con tanto di capello incolto e T-shirt d’ordinanza delle band preferite). Ma no, tranquilli: è vero che la musica dei Maieutica è impregnata di materia grigia e di appassionata ricerca intellettuale, ma il risultato è piacevole oltre che di assoluto pregio, e sapete benissimo che non è facile coniugare le due cose. I Maieutica definiscono la propria musica “Rock Pensante”, una definizione sicuramente calzante se si considera non solo la loro scrupolosa ricerca lirica, ma la stringente logica che emerge dalla strutturazione del pensiero espresso nei testi. La maieutica, infatti, altro non è che la tecnica socratica di estrapolazione del concetto e della ragione (il ‘logos’, appunto) da uno scambio di ragionamenti tra i due interlocutori. L’eloquio della band padovana è un acceleratore di particelle cerebrali, un propellente di idee guizzanti, un potente motore di riflessione, un gioco e una sfida intellettuale continua. Quello che fa strano, è che questo vortice di splendente ingegno è innestato su tonanti riff hard rock, addirittura con qualche sfuriata metal, che scongiurano il temuto effetto “ecco-un-altro-gruppo-di-snob-finti-rockers-alternativi-con-la-puzza-sotto-il-naso”, a vantaggio dell’accessibilità dell’album. Il primo singolo Sinestetica Apparenza è incalzante e ricco di virtuosismi tecnici, molto carico e drammatico. In Preda Alla Fuga è un brano dalla struttura sfalsata e irregolare, una metafora dell’irrequietezza della mente umana. A.D.I.D.M. è l’unico esempio di brano socialmente impegnato all’interno dell’album. La Teoria Delle Stringhe presenta parti chitarristiche più ampie e distese e spezza un po’ il ritmo forsennato, che però riappare subito nella tiratissima L’Oracolo. Curiosa l’orientaleggiante Tre, complessa e variegata La Scelta con l’inserimento di diversi ambienti musicali. Particolarmente interessante e polimorfa la suite conclusiva Natale di S’Odio + Primaneve, che riafferma la propensione della band a un tipo di spettacolo crossover, incentrato tanto sulla musica quanto sulla rappresentazione delle emozioni e sulla valenza teatrale dei brani. Un consiglio? Non lasciatevi spaventare dal peso della cultura… Vale davvero la pena dedicare qualche minuto di attenzione incondizionata a questo album bello, aggressivo e profondo senza essere troppo astratto, in cui chiunque può trovare una parte di sè.
Articolo del
20/11/2012 -
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