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Il jazz nostrano è in continuo fermento evolutivo, prova ne è questo sperimentale e onirico forse meglio dire lunare album del duo Tucci (batteria) and Mannutza (piano). Uscito il 1 Ottobre per i tipi della Schema records, è un concept album,che ha come tema di riferimento la luna, una cavalcata attraverso i vari stili jazzistici e non, senza rispettare regole o schemi prefissati, reinterpretando la letteratura musicale dallo swing alla musica classica. La musica jazz, purtroppo è sempre stata etichettata come musica di nicchia, di non facile ascolto, proporre un duo è impresa maggiormente ostica e di non facile ‘’digeribilità’’, ma questa volta siamo di fronte a due musicisti poliedrici e affiatati. Li troviamo per la prima volta in duo, ma insieme hanno diviso tantissimi successi, suonando in diverse formazioni musicali, come gli High Five Quintet di Fabrizio Bosso e nel gruppo di Mario Biondi. Il viaggio ‘’lunare’’ dura un’ora e mezza, facendoci tornare e ripartire da altri luoghi, cullati da sperimentazioni musicali. Si parte con Jungle Space per arrivare a Lunar che lo stesso Tucci ha definito ‘’afrodelik’’ mix tra genere afrocubano e psichedelico. Un disco certamente di ampio respiro, d’ascoltare senza invertire le tracce e senza pause, per godere a pieno del ritmo incalzante e senza regole del concept. In questo viaggio non poteva mancare un omaggio al duca dello swing, la traccia Duke’s Nightmare, è una rielaborazione del famoso tema Caravan. Il pregio di questo disco è proprio il saper fondere due strumenti sostanzialmente differenti, il piano strumento melodico e la batteria strumento ritmico, senza notare la differenza, anzi Tucci e Mannutza riescono a far confondere l’ascoltare usando a volte la batteria come strumento melodico e il piano come strumento ritmico. La poliedricità dei due si nota soprattutto nel cambiare in modo repentino suono e tocco, da notare come Mannutza riesce con disinvoltura a passare dal lirismo del pianoforte in Lunar Intro a quello elettronico della tastiera in Lunar. Negli undici pezzi, è possibile affinare l’orecchio e ripercorrere l’evoluzione del jazz passando dai suoni acustici modali alle contaminazioni elettroniche, percorrendo un sentiero che sfocia nella musica afroamericana. Molti sono i riferimenti al jazz elettrico anni ‘70, sperimentato da Miles Davis e Herbie Hancock. Un disco che vi staccherà dalla vostra poltrona e vi farà provare le sensazioni di un allunaggio musicale.
Articolo del
28/11/2012 -
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