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Black Flowers Cafè
Black Flowers Cafè
2012
CD autoprodotto
di
Stefano Torrese
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I Black Flowers Cafè sono una band cosentina che lascia presagire nel loro esordio discografico tutte le incertezze generazionali di una gioventù segnata dalla paura del futuro. La loro musica è un viaggio in precario equilibrio tra il post-rock degli ultimi vent'anni e alcuni esperimenti elettronici stile Japan. Le radici sudiste della band vengono completamente rimosse. Nessun riferimento alla tradizione dub mediterranea, ma il sound globalizzato e le atmosfere fredde rendono la giovane band un agglomerato apolide di difficile collocazione geografica.
Le nove tracce dell'omonimo album narrano di un viaggio immaginario, che parte dalla base missilistica sovietica di Baykonur, per arrivare fino alla lucentezza astrale di Vega. Lo spirito glamour è ancor di più enfatizzato dalle parti strumentali poggiate su pad sonori che donano ai brani un sapore retrò in pieno stile anni '80. L'elemento comune è comunque la tendenza al brit-pop presente sopratutto nei brani più ritmati come Ophir Chasma e Mintaka ma non mancano riferimenti al garage-pop francese dei Phoenix in Alnitak e Altair/Deneb. Le parte vocali sono caratterizzate da un distorto che spesso finisce per scimmiottare, senza troppe pretese, il cantato di Julian Casablancas e, in generale, i Black Flowers Cafè perdono mordente nei momenti in cui cercano di imitare i loro gruppi di riferimento finendo per diventare simili ad una qualunque cover band. Le qualità sono sicuramente presenti. Il cantar-quasi-recitato di Alnilam, con un incipit cantato in spagnolo che difficilmente si dimentica, e la finale Vega, sei minuti che partono da un riff alla Vampire Weekend per aprirsi in un agglomerato di puro post-punk, sono i momenti più riusciti.
L'esordio della giovane band cosentina lascia solo trapelare le potenzialità del quartetto. Come un quaderno pieno di ottimi appunti che non hanno avuto il tempo di diventare vere e proprie stesure. La strada intrapresa è quella giusta, ma ci si ritrova ad affrontare un percorso densamente trafficato da vagoni post-rock e interminabili code indie. Dal sud è difficile emergere con prodotti che non siano ancorati alle proprie tradizioni; i Black Flowers Cafè hanno avuto il coraggio di scrollarsi da dosso ogni senso di appartenenza e creare una miscela musicale globalizzata. E' un gesto apprezzabile, coraggioso; sfortunatamente per loro, poco redditizio.
Articolo del
10/01/2013 -
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