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Bianco
Storia Del Futuro
2012
INRI
di
Stefano Torrese
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In completa controtendenza con le mode autoriali del momento, il giovane torinese Alberto Bianco esordisce con un album dalle canzoni semplici, degnamente definibili pop-rock. Un pop-rock pregno di inflessioni british, riferimenti importanti e ben radicato nel territorio di provenienza. “Storia Del Futuro” nasce dopo un mini ep, intitolato “Nostalgine”, uscito nel 2011, ancora troppo acerbo e che non riusciva a mettere a fuoco le qualità espresse nel suo primo vero full-length. Dopo un periodo da girovago di locali underground, Bianco è entrato con un bagaglio ricco di idee al Cavoretto Hills Studio e tra aprile e agosto del 2012 ha messo a punto, coadiuvato da Jacopo Lucat, le undici tracce che compongono “Storia Del Futuro”.
Spiccano nella configurazione dell'artwork, magnificamente disegnato da Alice Lotti, una lunga serie di collaborazioni. Si passa da Mr T-Bone degli Africa Unite a Giovanni Giuvazza Maggiore, turnista di Eugenio Finardi; nella delicata ballata La Solitudine Perché C'è? i ritornelli sono raddoppiati dalla voce di Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione che trova spazio anche per cantare una strofa per intero. In Scoria e Quasi Vivo è Gionata Mirai, chitarrista dei Super Elastic Bubble Plastic e de Il Teatro degli Orrori a prestare alcuni intrecci dal sapore indie. Le tracce sono caratterizzate da arrangiamenti ricchi di strumenti a corde e le parti strumentali sono spesso allungate in code dal sapore post-rock. Le influenze di Bianco si perdono tra tutto ciò che ha caratterizzato la fine degli anni '80. Tralasciando alcune schitarrate ritmiche alla Johnny Marr, il resto è un calderone di low-fi che trae ispirazione dai Belle and Sebastian e ammicca alla canzone d'autore più disimpegnata degli ultimi anni.
La forza del giovane cantautore è nell'immediatezza delle liriche e nei ritornelli sempre orecchiabili; punte di diamante sono la radiofonica Mi Piace Come Ridi Tu e la lenta e intima Jpg. Le iniziali La Notte Porta Conigli e la title-track Storia Del Futuro sono caratterizzate da un rock alla Strokes che viene utilizzato per poggiare melodie più italiote con risultati degni dei migliori rocker nostrani. Perde, invece, personalità quando cerca di snaturarsi in episodi più criptici come Morti, dove finisce per scimmiottare Manuel Agnelli, senza averne la potenza vocale e nello ska di Fulminato che stride nell'equilibrio dell'album. La lunga La Strada Tra La Terra e Il Sole è il brano più impegnativo dell'album: l'atmosfera delicata delle strofe si apre in un ritornello delicato in perfetta sintonia tra Moltheni e Grignani, il tutto impreziosito da un banjo e da archi suonati magistralmente. Bianco ha le capacità per diventare uno scalatore di classifiche. Senza la forza di trasmissioni televisive alle spalle ma contando solo sulla qualità delle sue canzoni e con una maturità artistica fuori dalla norma per un quasi-esordiente. La neonata etichetta INRI si ritrova tra le file un potenziale divo da hit-parade.
Articolo del
24/01/2013 -
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