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Sadside Project
Winter Whales War
2013
Bomba Dischi/Audioglobe/Rough Trade
di
Stefano Torrese
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Il rock che non muore mai. Immortale, energico, sporco. Il rock suonato dai Sadside Project rispecchia la storia classica con molte verniciature blues, qualche sprazzo di puro stoner-rock e senza disegnare qualche momento più delicato con sonorità low-fi. I Sadside Project sono un duo formato da Gianluca Danaro e Domenico Migliaccio. Iniziano a suonare dal 2009 e dopo varie date in giro per lo stivale rilasciano il primo lavoro "Fairy Tales" nel marzo 2011 e un piccolo EP sotto forma di cassetta nell'autunno 2012. E' di ieri 23 febbraio 2013, l'uscita del nuovo full-lenght intitolato “Winter Whales War”. L'esordio ufficiale per la band è accompagnato da una lunga serie di collaborazioni tra cui spiccano quelle con Roberta Sammarelli dei Verdena e Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion, senza dimenticare altri componenti di band come Ancien Régime, King of the Opera e altri.
I Sadside Project sono un duo ma spesso sembrano un'orchestra. Un'orchestra dal sapore indie, con atmosfere da ballata romantica alla Arcade Fire come in 1959 (The Last Prom) e omaggi ai Beach Boys con la cover di Sloop John B. Se l'art-book surreale, quasi vignettistico, e con venature emocore lascia intendere un approccio più etereo alla musica, l'intro di The Same Old Story stravolge i presentimenti e immerge da subito nell'atmosfera retrò dell'album. My Favorite Colour e This Is Halloween sono sporche ballate country-rock cantate al limite della distorsione. Jack White è di sicuro il guru spirituale dei Sadside Project che cercano con insistenza una melodia ipnotica simile alla famosissima Seven Nation Army. Edward Teach Also Known as BlackBeard e Nothing To Lose Blues sono i pezzi che più risentono dell'estenuante ricerca del riff giusto. L'influenza zeppeliniana si trasforma quasi in uno scimmiottamento perdendo mordente e personalità.
Nel classicheggiante Hold Fast, invece, il duo romano si rimette in carreggiata costruendo uno splendido brano che miscela una strofa garage-punk alla Minutemen con un ritornello danzereccio e spensierato. Con Molly e la conclusiva, semi-strumentale title-track vengono esplorati alcuni meandri del post-rock più posticcio, tra gli Strokes e i Mono, con un buon intreccio di voci e l'aggiunta di archi e suite strumentali poggiate su pad sonori. Un'ottimo inizio per un progetto nato come side-project e adesso rivelatosi già a buon punto, senza sbavature, e pieno di pura energia rock.
Articolo del
24/02/2013 -
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