|
Bistrattato, umiliato, malmenato, insultato finché vi pare, ma con l’aiuto di chissà quale forza oscura in un modo o nell’altro riesce sempre ad emergere, e quando lo fa, lo fa con lo splendore sprezzante di una diva conscia della propria superiorità: stiamo parlando, cari i miei aspiranti occultisti musicali, del doom italiano, che qualora non lo sapeste vanta una tradizione rinomata e prestigiosa. Ciascuno con la propria personale interpretazione, chi rifacendosi al prog e chi allo stoner o al gothic, artisti come Alphataurus, Paul Chain, Ojm, Midryasy, Requiem, Antonius Rex, Jacula, Doomsword, Vedova, Forgotten Tomb, ci renderebbero estremamente competitivi sul mercato internazionale delle note tenebrose, se solo noi fossimo minimamente in grado di valorizzare le cose belle che abbiamo. Preso atto che purtroppo così non è, mettiamoci il cuore in pace e godiamoci dalla prima all’ultima vibrazione della nuova creazione degli Abysmal Grief, ”Feretri” (standing ovation doverosa per il titolo scelto). Abbiamo a che fare con un filone musicale ancor più oscuro e misconosciuto di quanto già non sia tutto quel che rientra nella definizione di “underground”, e che da sempre ha un flirt sin troppo evidente con il mondo sommerso dell’occultismo, sia che l’interesse rimanga a livello teorico e iconografico, sia che comporti effettivamente qualche rimando esoterico. Ovviamente, questo legame non può che costituire una fonte inesauribile di equivoci non di rado esasperanti.
“Ma come fai ad ascoltare queste cose? Questa non è musica, è la colonna sonora di un film dell’orrore!”
Sicuramente tutti voi che state leggendo conoscete bene questa sentenza (e l’inevitabile corollario Metal=musica per satanisti, incrollabile quanto il teorema di Pitagora e forse anche più), essendovela sentita scagliare contro milioni di volte da prosaici esemplari di ‘homo sanremensis’ che più che la compilation dei 20 singoli più venduti dell’anno/mese/settimana non ascoltano. I suddetti sono, nel migliore dei casi, troppo radicati nella ferrea e soffocante logica del cuore infranto e della canzone impegnata e strappalacrime, per rendersi conto che il punto è esattamente questo: il processo creativo degli Abysmal Grief e di artisti ad essi vicini salta a piè pari la fase della definizione e della categorizzazione, per concentrarsi sulla ricerca dell’energia psichica e mistica della musica, sul suo volto più sfuggente ed inquietante, e solo successivamente, una volta catturata l’essenza di questo mistero, provvede a dargli forma, spesso attraverso passaggi di innegabile pregio tecnico e artistico.
Esiste un’autentica estetica del macabro, che può piacere o non piacere come tutte le cose, ma ha oggettivamente delle prospettive languide e attraenti. Il lato visivamente suggestivo dell’eterno binomio Eros/Thanatos lo conosciamo bene proprio grazie alla cinematografia horror, che in Italia non vuol dire solo Dario Argento, ma anche Lucio Fulci, Mario e Lamberto Bava, Ivan Zuccon, Claudio Fragasso, Joe D’Amato, Antonio Margheriti: la morte non può essere il congelamento di un attimo di bellezza suprema e crudele che il tempo avrebbe altrimenti deteriorato? E quelle passioni e sentimenti così forti da farci credere di non poterli reggere, non fanno forse scattare quel mitico e terribile ‘cupio dissolvi’, che altro non è che il desiderio di annullarsi dentro un’emozione, lasciarsi uccidere dall’intensità di un attimo? Scusate il parallelo azzardato, ma questo è quello che suscita un certo tipo di musica a chi impara ad apprezzarla. E, se non avete mai provato nulla del genere nella vostra vita, per amor del cielo, evitate di ascoltare doom. Molto semplice.
Che gli Abysmal Grief, per ottenere questa catarsi mortifera, facciano ricorso al classico apparato di melodie angoscianti, funebri pattern tastieristici, organi da pelle d’oca e ambientazioni altamente drammatiche in generale, è parte del gioco. Quello grottesco non è che uno dei mille volti della Nera Signora, e anche uno dei più utili ad esorcizzarne la paura (per chi voglia farlo, s’intende). Non abbiamo, qui, un doom essenziale e spartano alla Pentagram o alla Candlemass, è evidente il filtro di un mondo immaginario e stregato. Eviterei di definirlo “gotico”, semplicemente perché ultimamente il termine sembra aver assunto una vaga connotazione pacchiana, grazie alle pestilenziali mode vampiresche che hanno travolto una generazione già sufficientemente compromessa dal punto di vista intellettivo. “Necromantico” mi pare evochi meglio la potenza oscura e tangibile di questo album. Imbarcarsi in un’analisi traccia per traccia sarebbe sterile e improduttivo, e si perderebbe completamente il senso di questa meraviglia. Date retta, chiudete le imposte, spegnete le luci, mettetevi le cuffie e lasciate che la musa tenebrosa degli Abysmal Grief vi spalanchi il suo universo mesto e sensuale. Non ve ne pentirete.
Tracklist: 01. Lords Of The Funerals 02. Hidden In The Graveyard 03. Sinister Gleams 04. Crepusculum 05. The Gaze Of The Owl 06. Her Scythe
Articolo del
26/02/2013 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|