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Kafka On The Shore
Beautiful But Empty
2013
La Fabbrica
di
Antonella Frezza
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Un nome che si ispira a un romanzo giapponese e un genere da loro battezzato “pirate mexican porn rock”. Ok, è un po' stramba e poco chiara come presentazione. Ma i Kafka On The Shore sono proprio questo, un po' strambi e fuori dal comune e con un album di debutto, ”Beautiful But Empty”, difficilmente inquadrabile in un genere preciso. Sono quattro con base a Milano. Vincenzo Parisi però è siciliano, ha alle spalle una formazione classica, diplomato al conservatorio si è poi convertito al verbo del rock. Sono i fervidi tasti del suo piano che costruiscono le fondamenta su cui si erge il sound del gruppo. Ad accompagnarlo durante l'avventuroso viaggio immaginario lungo le undici tracce del disco c'è la chitarra dell'austriaco Freddie Lobster, scaltra nel prestare i suoi arpeggi ed accordi diretti ed essenziali, senza manie di grandezza. Come pure le percussioni dello svizzero Daniel Winkler, di background ma insostituibili insieme al suono delle ruote della sua bicicletta in una delle canzoni del lavoro. Last but not least c'è Elliot Schmidt, americano nato in Germania, che con fare da cantastorie racconta i testi dei brani, con la voce che a volte sembra maledetta, altre volte ubriaca, altre ancora incazzata o tutte e tre le cose insieme. Sembrano proprio vecchie leggende tramandate oralmente quelle cantate in “Beautiful But Empty”, con lo stile teatrale e un po' “brillo” di un pirata che ha esagerato col rum. Folk-rock con un'animo cupo, grunge. Bell'esordio.
Articolo del
15/03/2013 -
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