|
Il quartetto formato da Flavio Michele, Federica Nardi, Giuseppe Paolillo e Savino Pace, con lo pseudonimo di Orchestra Dark Italiana, compone un rock sviscerato, suddiviso in momenti di estrema rabbia e in altri di profonda riflessione. Il loro album di esordio, ”S/T”, nasce da una mistura di stili e contaminazioni, che spaziano dal free-jazz all’alternative, passando per il cantautorato romantico in stile Benvegnù (Giappone). L’oscurità e l’alienazione serpeggiano sotto ogni traccia, ma culminano soprattutto in Vera, che attinge decisamente dal repertorio italiano anni ’90 à-la Afterhours, e in Rondini, brano arricchito dalle leggere punteggiature dei fiati. In Youthell spiccano echi d’oltreoceano che rimandano a Jim Morrison &co (vedi Alabama Song), controbilanciati successivamente da un sound popolare, quasi da balera, accompagnato anche da una certa teatralità del canto e delle liriche. Con il brano Bue Muto, invece, questa band esordiente dimostra di cavarsela egregiamente anche nel territorio del folk acustico, sconfinando in episodi di rara bellezza con L’Aperto e la chiusa di Oxa, brano dalle sonorità profondamente malinconiche. Quindici e Suona, invece, hanno accenni di synth e un sottofondo minimal, che lascia spazio alla disillusione delle parole e degli animi (“Tu non ne puoi più, ed io lo so. Mi rovinerai, se già non mi hai rovinato”). In definitiva nove brani dal sapore carnale, nei quali la parte musicale spesso è irrisoria a tal punto da destrutturare la forma-canzone e tramutarla direttamente in poesia, con una maturità e consapevolezza tali da far invidia ad altre band già affermate.
Articolo del
17/03/2013 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|