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Lucano di nascita, ma romano d’adozione, Filippo De Lisa, aka Dr. Panico, aveva dato il via al suo percorso discografico una manciata di anni fa con la pubblicazione dell’album “Ho Il Cuore In Erezione”. Un indie pop moderno, scanzonato, in parte avanguardistico, leggero e sornione era ciò che gran parte degli addetti ai lavori aveva notato ascoltando ed analizzando con curiosità quella produzione d’esordio, uscita al tempo per la netlabel Diavoletto con la formula del download gratuito e che permise a De Lisa di classificarsi secondo al concorso “Italia Wave Basilicata”. Nella seconda parte del 2012 il giovane e poliedrico autore di Potenza si è ripresentato al pubblico della scena indipendente italiana forte di un nuovo progetto discografico intitolato ”So’ Ragazzi” e composto da nove canzoni inedite. “So’ Ragazzi”, titolo che rimanda ad una espressione tipicamente capitolina, esce per l’etichetta ferrarese New Model Label e, in un certo senso, non sembra distanziarsi molto dalla precedente raccolta in quanto ad approccio e taglio stilistico globale. In questo lavoro si denota una marcata omogeneità sia a livello musicale che sotto l’aspetto tematico. I brani in scaletta sono infatti perennemente caratterizzati da un mood piacevole e rilassante, estivo e metropolitano, grazie ad arrangiamenti semplici e poco ambiziosi anche se obiettivamente ripetitivi e, purtroppo, non del tutto sorprendenti. Chitarre elettriche ed acustiche bilanciate e lineari, sezione ritmica destinata a svolgere dell’ordinaria amministrazione, ripetute – ma non travolgenti – incursioni di sax contralto, suonato da Luigi Salvia, giusto per dare un po’ di colore e poco altro: questi gli strumenti impiegati e scelti per fornire ai pezzi l’impostazione, la forma definitiva.
Tuttavia, tale distribuzione di suoni non sembra convincere in pieno, specialmente sulla lunga distanza: per quanto godibili, le musiche e il sound complessivo non palesano in effetti grandi sussulti, finendo col dare l’impressione di risultare spesso e volentieri abbastanza simili tra loro. Allo stesso tempo anche le melodie e i testi non sembrano essere così variegati ed ammalianti. Sicuramente interessante e moderna è la scrittura, così come originale è l’intero registro lessicale; però l’idea è che a mancare qui sia l’istinto, o meglio la tendenza a cercare immagini ed espressioni differenti tra di loro. De Lisa fotografa con costanza ed amara ironia consuetudini e situazioni giovanili, concentrandosi soprattutto su quelle che sono le perplessità e i discorsi principali che contraddistinguono le relazioni tra la gioventù odierna (università, lavoro e progetti per il futuro in primis). E lo fa attraverso un linguaggio pratico e immediato, avvalendosi di ritornelli orecchiabili e di chiavi di lettura in linea con i tempi che, tuttavia, per quanto graziose, non riescono comunque a lasciare il segno e quindi ad incidere. Il disco, in ogni caso, si lascia ascoltare tranquillamente. Il problema è che alla fine manca una certa estrosità in grado di soddisfare le esigenze di diversi tipi di ascoltatori e di mettere d’accordo un po’ tutti. Forse con una maggiore disinvoltura musicale e sonora, ma anche tematica, sarebbe potuto venire fuori un album brillante. Ad oggi si scorgono soltanto ampi margini di miglioramento. Si attende in futuro un opportuno salto di qualità che possa permettere a De Lisa di rendere assai più valido, degno di nota, il suo marchio di fabbrica.
Articolo del
20/03/2013 -
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